5 mostre a Milano da visitare assolutamente a febbraio

Di Carlotta Coppo

È già trascorso un mese dall’inizio dell’anno e dunque eccoci pronti a consigliarvi 5 mostre a Milano da visitare a febbraio. Abbiamo selezionato per voi: la personale di un artista californiano fortemente influenzato dall’arte primitiva, in corso presso una galleria d’arte approdata da pochissimo in città; la doppia personale di due artiste donne, le cui ricerche artistiche hanno moltissimi tratti in comune nonostante non si siano mai conosciute; una retrospettiva dedicata a un fotografo che – pur avendo ottenuto molto successo in vita – rimane poco conosciuto al grande pubblico; una collettiva parecchio concettuale, che indaga le potenzialità del linguaggio fotografico quando si confronta con soggetti considerati ordinari; e, infine, l’antologica dedicata a una donna coraggiosa e indipendente, appartenuta al gruppo di artisti astrattisti comaschi. Buona lettura e buona ispirazione per i vostri prossimi giretti artistici! 

5 mostre a Milano da non perdere a febbraio

James Brown – Prehistoric New York: 1981-1986

📍Scaramouche Gallery | fino al 15 aprile 2025
🎟️ ingresso: libero

Il nostro tour di mostre a Milano parte dal quartiere Scalo Romana, che si sta sempre più consolidando in quanto polo artistico, anche grazie all’approdo di gallerie d’arte contemporanea come Scaramouche, poco distante da Fondazione Prada. La galleria – nata a New York nel 2009 – ha trovato casa nel capoluogo lombardo all’interno dello stesso cortile in cui hanno sede Magma (spazio per eventi) e Lubna (nuovo ristorante del gruppo Moebius specializzato in cotture alla brace).

All’interno di Scaramouche è attualmente in corso James Brown – Prehistoric New York: 1981-1986, che celebra attraverso una trentina di opere esposte, il lavoro dell’artista californiano, tragicamente scomparso nel 2020 a causa di un incidente stradale. La fascinazione per l’arte primitiva sorse in Brown durante gli anni di permanenza a Parigi, quando ammirò i capolavori primitivisti di artisti come Picasso, Dubuffet e Matisse; e si rafforzò quando, trasferitosi a New York, entrò in contatto con artisti appartenenti all’allora nascente movimento Neo-Espressionista dell’East Village, primi fra tutti Jean-Micheal Basquiat e Keith Haring. Fu grazie a tutte queste suggestioni che, nei primi anni Ottanta, si concentrò sulla produzione di opere – tele di medie e grandi dimensioni ma anche terrecotte policrome, incisioni su legno e opere su carta – capaci di combinare elementi primitivi e astrazioni informali, attingendo sia a reminiscenze arcaiche di mondi lontani che alla tradizione modernista.

Lonely Are All Bridges

📍Fondazione Ica | fino al 15 marzo 2025
🎟️ ingresso: libero

Rimaniamo in zona e ci spostiamo da Ica, dove è in corso la mostra Lonely Are All Bridges, curata da Maurizio Cattelan e Marta Papini. L’esposizione raccoglie una selezione di lavori di due artiste nate entrambe negli anni Quaranta – l’italiana Cinzia Ruggeri (1942-2019) e l’austriaca Birgit Jürgenssen (1949-2003) – che, pur non essendosi mai incontrate dal vivo, hanno indubbiamente moltissimo in comune.

Tra gli anni Settanta e Ottanta, entrambe hanno indirizzato le loro ricerche artistiche verso il ruolo della donna nell’ambito domestico e sociale. Hanno spesso fatto ricorso ad accessori femminili, come guanti e scarpe con il tacco, per dar forma alle loro opere. Infine, hanno rifiutato di confinarsi a una singola disciplina, scegliendo invece di intrecciare arte, moda, design e fotografia. Da questa attitudine nasce il titolo della mostra, ispirato a un verso della poesia Die Brücken della poetessa Ingeborg Bachmann.

I soggetti di queste artiste sono donne libere dagli stereotipi, che giocano con abiti e ornamenti per trasformarsi ed esprimersi perché, come disse proprio Ruggeri, “che ci piaccia o no, l’abbigliamento è lo spettacolo (sempre intenzionale) di noi stessi”. Tra le mostre a Milano da visitare a febbraio, questa è senza ombra di dubbio una di quelle che vi consigliamo più caldamente. 

George Hoyningen-Huene – Glamour e Avanguardia

📍Palazzo Reale | fino al 18 maggio 2025
🎟️ ingresso: intero 15€; ridotto 13€

Passiamo ora all’unica mostra a Milano a pagamento tra quelle suggerite questo febbraio: quella dedicata a un fotografo il cui nome – pur essendo stato uno dei più influenti del XX secolo e i suoi lavori siano stati pubblicati su prestigiose riviste come Vanity Fair, Harper’s Bazaar e Vogue – rimane per lo più sconosciuto al grande pubblico. 

Figlio di un’aristocratica americana e di un barone estone, George Hoyningen-Huene (1900-1968) lasciò la Russia con la famiglia dopo la Rivoluzione d’Ottobre trasferendosi a Parigi, dove divenne una delle figure centrali della scena culturale e artistica degli anni Venti, stringendo rapporti con personaggi di spicco come Salvador Dalì, Lee Miller, Man Ray, Pablo Picasso e Coco Chanel. Qui, nel 1925, fu anche nominato primo fotografo dell’edizione francese di Vogue, acquisendo molto velocemente grandissima fama e distinguendosi sia per le sue doti compositive che per le qualità delle sue stampe al platino. 

Palazzo Reale presenta per la prima volta in Italia un centinaio di suoi scatti, suddivisi in 10 sezioni tematiche. Ci sono i ritratti di dive quali Josephine Baker e Marlene Dietrich e quelli scattati a danzatrici e ballerini; la serie dei tuffatori; i nudi maschili; i servizi di moda realizzati per le più importanti maison di haute-couture (Balengiaca, Schiapparelli, Chanel): il tutto accomunato da una ricerca formale che affonda le sue radici sia nell’arte classica che nel Surrealismo
La ciliegina sulla torta? Il fatto che la mostra sia stata allestita nelle incantevoli sale tappezzate dell’Appartamento dei Principi

The Subject Matters

📍Viasaterna | fino al 4 aprile 2025
🎟️ ingresso: libero

“The subject matter” è l’argomento di un discorso o in fotografia il soggetto dell’immagine. Con l’aggiunta di una “s” finale, però, il suo significato muta, diventando “il soggetto conta”. Ma quale soggetto: quello fotografato, quello che scatta la fotografia…o forse entrambi? Si gioca tutta su questa ambivalenza la mostra collettiva a cura di Luca Fiore presentata da Viasaterna, che esplora le potenzialità del linguaggio fotografico quando si trova a confrontarsi con soggetti ritenuti poco importanti, comuni o insignificanti. 

Sono esposte 47 opere realizzate da cinque autori: Guido Guidi (Italia, 1941), Gerry Johansson (Svezia, 1945), Takashi Homma (Giappone, 1962), Terry Weifenbach (Stati Uniti, 1957) e Vanessa Winship (Regno Unito, 1960). Questi artisti, immortalando soggetti tradizionalmente considerati di scarso prestigio e significato secondo la gerarchia dei generi pittorici del Seicento (scene di vita quotidiana, paesaggi e nature morte), hanno cercato di nobilitarli, dando loro valore, trasformando la loro ordinarietà in stra-ordinarietà. Una mostra molto concettuale, della quale abbiamo particolarmente apprezzato in special modo le dieci fotografie in bianco e nero e formato quadrato dello svedese Johansson, realizzate in micro località apparentemente desolate del centro-nord della Spagna. 

Carla Badiali: Geometry and Poetry

📍M77 Gallery | fino al 15 marzo 2025
🎟️ ingresso: libero

Chiudiamo la nostra rassegna di mostre a Milano da visitare a febbraio così come l’abbiamo iniziata: al femminile. La galleria M77, difatti, dedica un ampia retrospettiva all’artista Carla Badiali (1907-1992); una delle poche donne collocabili in quella che la critica d’arte Lea Vergine definì “l’altra metà dell’avanguardia” della prima metà del Novecento. 

Coraggiosa e indipendente, Badiali fu una donna sui generis, per la sua epoca. Durante la sua lunga esistenza fu incarcerata, mentre era incinta del primo figlio, con l’accusa di falsificare documenti per favorire la copertura e l’espatrio di attivisti antifascisti. Sposò un uomo di origini ebree e fu l’unica donna a firmare il manifesto “Valori Primordiali futuristi Sant’Elia”. Partecipò alla Biennale di Venezia del ’42 insieme agli astrattisti comaschi, ai quali è dedicata una parete nella parte finale della mostra. Inoltre, fondò uno studio di disegno tessile che ebbe grande fortuna non solo in Italia ma anche all’estero e collaborò con maison quali Givenchy e Balmain

La mostra, davvero interessante, ripercorre i vari stadi della carriera artistica di Badiali, a partire dalle prime opere figurative, fino ad arrivare ai collage, passando per le tante opere pittoriche astratte realizzate durante gli anni Trenta e Quaranta. 

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