5 mostre a Milano ad aprile 2025 da visitare assolutamente

Di Carlotta Coppo

Tra la Milano Art Week, la Milano Design Week (presto in arrivo la nostra guida!) e le tante inaugurazioni in programma per Miart, la fiera internazionale di arte moderna e contemporanea, aprile si preannuncia un mese straordinario per l’arte. Nell’attesa, in questa rubrica vi raccontiamo ciò che abbiamo visto coi nostri occhi: ovvero 5 mostre a Milano ad aprile che riteniamo siano assolutamente da visitare dopo, come sempre, averlo fatto noi in primis. 

Troverete due esposizioni nel medesimo museo, la prima dedicata a una visionaria e ribelle artista italo-argentina e la seconda al gusto estetico che si diffuse a cavallo tra le due guerre mondiali; una vera e propria immersione all’interno di una grande opera ambientale labirintica; una mostra inedita che porta per la prima volta il muralismo all’interno di uno spazio museale italiano e una retrospettiva di design dedicata al primo vincitore del Compasso d’Oro.
Buona lettura!

5 mostre a Milano ad aprile 2025 da non perdere

Io sono Leonor Fini

📍Palazzo Reale | fino al 22 giugno 2025
🎟️ ingresso: intero 15€; ridotto da 13 a 10€

C’è chi (Max Ernst) la definì “la furia italiana”; chi (Elsa Morante) l’ammirò profondamente in quanto capace di unire in sé “due grazie: l’infanzia e la maestà” e chi (lei stessa) preferì evitare definizioni ed etichette specifiche, optando per affermazioni identitarie: “Quando mi chiedono cosa faccia, io rispondo: «Io sono»”. Stiamo parlando della visionaria e ribelle artista italo-argentina Leonor Fini (1907-1996), protagonista di una grande retrospettiva a Palazzo Reale, che merita l’apertura della nostra rassegna di mostre a Milano ad aprile che vi consigliamo assolutamente di visitare.

Attraverso più di 100 opere – tra cui moltissimi dipinti ma anche disegni, fotografie, costumi, video e oggetti – e nove sezioni tematiche, Io sono Leonor Fini restituisce un ritratto a tutto tondo dell’artista, comprovandone l’estrema versatilità e il rifiuto di rimanere ingabbiata in rigide classificazioni. Pittrice, costumista, scenografa, performer e illustratrice, Fini ha saputo imporsi in un mondo, quello dell’arte, dominato dagli uomini, con una personalità forte, indipendente e indomabile, qualità che si riflettono pienamente nel suo linguaggio artistico.

La donna, nel lavoro di Fini, non è musa ma protagonista e la sfinge – uno dei suoi soggetti d’elezione in quanto creatura ibrida e potente, simbolo di ambiguità – è il suo alter ego. Altri temi ricorrenti della sua opera sono il macabro e il minaccioso; il rapporto con la famiglia; la riflessione su genere e sessualità e la fascinazione per i fenomeni di metamorfosi. C’è davvero tanto da vedere, leggere e scoprire, in questa bellissima ed eccellentemente allestita esposizione. Da non perdere!

Art Déco – Il Trionfo della Modernità

📍Palazzo Reale | fino al 29 giugno 2025
🎟️ ingresso: intero 15€; ridotto da 13 a 10€


Solitamente evitiamo di suggerirvi due mostre nello stesso museo, ma questa volta facciamo un’eccezione, sia perché ne vale la pena, sia perché potrebbe giocare a vostro favore: acquistando infatti il biglietto open di Palazzo Reale al costo di 17€, potreste approfittare per vedere entrambe (e/o recuperare quella di Casorati o Hoyningen-Huene) spendendo meno.

La seconda mostra a Milano che vi consigliamo di visitare è quindi Art Déco – Il Trionfo della Modernità. Nasce con l’intento di approfondire il gusto estetico che si diffuse a macchia d’olio in Europa nel primo dopoguerra, a cent’anni dall’Exposition internationale des arts décoratifs et industriels modernes di Parigi del 1925, che decretò il successo mondiale delle arti decorative italiane, sulle quali pone le basi il famoso “Made in Italy”. 

Grazie alla collaborazione di collezionisti e varie realtà museali italiane, sono state raccolte circa 250 opere – fra cui porcellane, sculture, dipinti, oggetti d’arredo, abiti, oreficeria, mobili e fotografie storiche – che provengono dal decennio compreso tra il 1920 e il 1930, in cui la società europea – sospesa in un limbo felice tra le due grandi guerre – visse un periodo di splendore, mondanità ed entusiasmo. Una preziosa opportunità per entrare in contatto con atmosfere e spirito di un’epoca affascinante e innovativa in cui città, trasporti e consumi cambiarono radicalmente!

Labirinto di Arnaldo Pomodoro

📍Labirinto di Arnaldo Pomodoro
🎟️ ingresso: intero 15€; ridotto da 12 a 7,50€


Come già preannunciato in un nostro recente reel, ha finalmente riaperto – dopo un periodo di chiusura dovuta a lavori di restauro – il suggestivo Labirinto di Arnaldo Pomodoro. La visita sarà una vera e propria immersione all’interno di una vastissima opera d’arte ambientale (ben 160 metri quadri) realizzata dal celebre scultore italiano a partire dal 1995.

Quando arriverete all’indirizzo che vi abbiamo indicato e vi troverete di fronte l’headquarter di Fendi, non preoccupatevi: è tutto normale! Per accedere al labirinto dovrete infatti entrare nello showroom, per poi scendere nei sotterranei di questa articolata scultura ispirata all’epopea di Gilgamesh, varcando un imponente portale di ingresso. All’interno di questo luogo unico, misterioso e nascosto, troverete intere superfici in fibra di vetro scolpite, che coi loro cunei e segni arcaici richiamano antiche civiltà: vi sembrerà di entrare in una dimensione parallela lontana nel tempo e nello spazio. Per prenotare una visita guidata (della durata di 45 minuti) vi basta cliccare qui

Dal Muralismo alla Street Art – Mudec Invasion

📍Mudec | fino al 29 giugno 2025
🎟️ ingresso: intero 14€; ridotto 12€

In occasione dei suoi primi 10 anni, il Mudec ospita 10 artisti che hanno lavorato per 14 giorni alla realizzazione di altrettanti murales legati da un tema comune: il viaggio. Curata da Alice Cosmai, Dal Muralismo alla Street Art – Mudec Invasion resterà visibile per tre mesi, prima che le opere vengano cancellate: dispiace ma, d’altra parte, la transitorietà è un tratto distintivo dell’arte urbana.

A partecipare all’ambizioso progetto: Luca Barcellona, famoso per la sua arte calligrafica; il francese Zoer, che fa del colore il tratto distintivo dei suoi lavori; l’italiana Capo.Bianco, dal segno geometrico e labirintico; Hitnes, artista anch’egli italiano noto per le sue opere ispirate al mondo naturale e animale; il muralista e incisore messicano Mazatl, che per la prima volta interviene in Europa, così come la graphic designer di origine indiana Neethi; la spagnola Cinta Vidal, capace di sfidare prospettiva e convenzioni architettoniche con la sua arte; l’argentina Agus Rucula, celebre per i suoi murales relazionali; l’egiziana Aya Tarek, dal tratto fortemente pittorico, e il marocchino Mohammed L’Ghacham, la cui opera è caratterizzata da uno stile fortemente realistico. 10 artisti, 10 murales, 10 “viaggi” originali e diversissimi tra loro. Non perdetevi questa mostra: anche perché più temporanea di così, è difficile trovarla

Carlo De Carli – Corollario

📍Politecnico di Milano | fino al 7 maggio 2025
🎟️ ingresso: libero

Se invece scalpitate in attesa della Milano Design Week, vi consigliamo di visitare, presso lo Spazio mostre Guido Nardi del Politecnico di Milano, l’esposizione dedicata a uno dei più importanti protagonisti del mondo dell’architettura e del design italiano del secondo dopoguerra, nonché vincitore del primo Compasso d’Oro della storia nel 1954: Carlo De Carli (1910-1999).

Attraverso arredi e modellini, disegni, dipinti, editoriali scritti per le riviste Il mobile italiano e Interni di cui fu direttore, e ciclostilati originali delle sue lezioni, la mostra celebra e racconta De Carli, puntando a mettere in luce il pensiero di questo architetto, che sperimentò moltissimo nell’utilizzo di materiali sia innovativi che tradizionali e teorizzò il cosiddetto Spazio Primario, fondamento di ogni opera architettonica, dalla più piccola alla più grande.

L’oggetto in sé, infatti, per De Carli non conta: a importare sono le relazioni che sussistono tra quest’ultimo e l’ambiente che lo circonda e i bisogni di chi lo utilizzerà: “Lo spazio primario è lo spazio delle prime relazioni…lo spazio del gesto. L’architettura è fare le finestre perché entri aria e luce, perché l’affacciarsi al mattino, l’aprire, e il chiudere la sera, sia niente e tutto”. Per disegnare una casa, insomma, tanto quanto per disegnare una sedia, bisogna partire dall’osservazione dei gesti di chi ci si rapporterà. Tanto illuminante quanto vero.

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