Ristoranti fuori Milano: 10 indirizzi che abbiamo provato di recente

Ottima pasta fresca a Torino, pesce frollato a Rimini, o torta fritta di cui vorrete chiedere il bis nel piacentino? Negli ultimi mesi abbiamo lasciato Milano – percorrendo brevi o medie tratte – alla ricerca di ristoranti che meritano il viaggio: c’è chi propone una cucina contemporanea fatta di piatti semplici solo all’apparenza, ma dietro cui si cela una grande tecnica e ricerca; chi invece punta tutto sulla tradizione, con pranzi ‘di una volta’ in sempre apprezzabili contesti ‘rustici’; o chi ancora prova a rileggere i sapori locali in chiave attuale. Ecco una selezione di 10 ristoranti fuori Milano che abbiamo provato e che, dal nostro punto di vista, meritano di essere raccontati.

10 ristoranti fuori Milano che abbiamo provato di recente

Ilde

📍Lodi
💰€€

Mentiremmo se dicessimo che siamo capitati da Ilde per caso: era da tempo che tenevamo sott’occhio questo ristorante con gastronomia, e abbiamo sfruttato un sabato primaverile per una gitarella nella piacevolissima Lodi, con tanto di passeggiata lungo l’Adda. Ad attirarci, una ricerca certosina delle materie prime, una cucina contemporanea con qualche guizzo e una giovane coppia ai fornelli e in sala, formatasi nel Nord Europa prima e da Alberto Gipponi di Dina, altra gemma nel bresciano, poi.

Il menu è corto e incentrato su una decina di piatti pensati per la condivisione: iniziamo dal salame Zanaboni d’ordinanza, accompagnato dall’iconica giardiniera di Fratelli Pavesi, per poi passare a dei morbidissimi porri fondenti immersi in una golosissima salsa olandese e a un’originale barbabietola fritta, da accompagnare alla mayo allo zola di Carena (!) e alla gremolada. Un ottimo inizio d’esperienza, che decolla con tre piatti a cui penseremo ancora a lungo: una clamorosa millefoglie di patate con agretti, aglio, olio e peperoncino; una tenerissima tartare di vacca vecchia – in arrivo dagli allevamenti del lodigiano – con nocciole e fondo bruno; e un convincente spiedino di lingua con salsa verde e cipolle borretane. L’impressione è quella di piatti apparentemente semplici, dietro cui si nasconde, però, una meticolosa ricerca.

Anche il servizio, per quanto informale e rilassato, è precisissimo e mai parco di informazioni entusiaste riguardo ai piatti. Per quanto riguarda il prezzo, considerate una quarantina di euro bere a parte per uscire sazi. Anche la scelta delle etichette dei vini è interessante: motivo in più per tornare da Ilde quanto prima!

Antica Posteria Invernizzi

📍Abbiategrasso
💰€

Se siete alla ricerca di un posto tranquillo per godervi un pranzo domenicale, vi consigliamo di fare un salto all’Antica Posteria Invernizzi a soli 30 minuti da Milano. La location è incantevole, con due salette accoglienti – una con vista sul Naviglio Grande, l’altra (più rustica) ricavata nell’antica torre della struttura – e un’atmosfera ferma nel tempo che mette subito di buonumore.

Abbiamo iniziato “in leggerezza”, si fa per dire, con un riso nero con verdure e gamberetti e una porzione di pasta con salsiccia, gorgonzola e tartufo. Per secondo, una trippa in umido con verdure, fagioli e patate, arricchita da una spolverata di grana, tenera e saporita; e un polpettone di carne di manzo e spinaci, morbido e gustoso. Come contorno, del radicchio al forno e tanto buon pane per fare la scarpetta. Ma il vero colpo di fulmine è stato il dolce: una torta di mele accompagnata da panna montata e una spolverata di cannella, con quel sapore autentico e rassicurante che ricorda i dolci fatti in casa dalle nonne.

A rendere l’esperienza ancora più speciale ci hanno pensato un servizio disponibile e i due proprietari: persone gentili, appassionate, pronte a raccontarvi la storia del locale con entusiasmo. Insomma, l’Antica Posteria Invernizzi è senza dubbio un pit stop valido se cercate una spazio accogliente, lontano dalla frenesia della città, che offre buona cucina di casa a un ottimo rapporto qualità prezzo (noi abbiamo speso circa 25€ a testa). Se passate da quelle zone, fateci un salto: ne vale davvero la pena.

Cortex

📍Parma
💰€€

Siamo stati a Parma per un weekend all’insegna di arte e buon cibo (nelle stories in evidenza su Instagram trovate un sacco di spunti a riguardo, mentre qui c’è la nostra guida), e tra un tagliere di prosciutti, una carciofa, una torta fritta e un anolino in brodo, abbiamo deciso di prenderci una pausa dalla tradizione prenotando una cena da Cortex, un bistrot di cucina contemporanea a pochi passi dallo splendido Duomo.

Qui gli ingredienti della zona convivono con sapori decisamente più ‘esotici’, dando vita a piatti in alcuni casi molto riusciti, in altri meno, ma mai banali. Tra le varie portate che ci incuriosivano (orzo con pecora e castagne e baccalà con zucca, cime di rapa e tom kha, per esempio), ci siamo diretti su una porzione di ottime tagliatelle, ragù di cortile e foie gras grattugiato e su un meno convincente fuori menu, l’anatra con gamberi e carote. Il piatto della serata, che ricorderemo a lungo e vogliamo replicare a casa al più presto, è stato un favoloso cavolo cappuccio accompagnato da miso e kimchi: spaziale.

Abbiamo particolarmente apprezzato la possibilità di ordinare mezze porzioni, il servizio cortese e l’atmosfera informale ma calda. Carta dei vini interessante e orientata sul naturale, prezzi lievemente verso l’alto: abbiamo speso quasi 130€ in due per una cena tutto sommato senza esagerazioni.

Ristorante Antico Albergo

📍Pioltello (Milano)
💰€€

Nell’hinterland milanese si nascondono piccole gemme da scoprire, e il Ristorante Antico Albergo a Limito, frazione di Pioltello, ne è un esempio. Nato come stazione di posta a metà Ottocento, conserva ancora oggi il fascino del passato: lo si percepisce già all’ingresso, un tempo porticato, tra mattoni a vista e travi in legno che raccontano storie antiche. Gli interni sono intimi e accoglienti, ma con la bella stagione potete approfittare della grande veranda esterna all’ombra del pergolato di glicine.

La cucina è ancora a gestione familiare: da tre generazioni, è la famiglia Bianchi a mantenere viva la tradizione, innovando senza mai stravolgere. Il menu, non troppo lungo, si divide infatti tra piatti della tradizione lombarda e piatti di pesce. Noi abbiamo iniziato con quattro assaggi di pesce in quattro diverse cotture: nonostante la porzione un po’ ridotta, abbiamo trovato interessante l’accostamento tra cotti e crudi. Molto buona anche l’insalata di gamberi, zucca, puntarelle e radicchio tardivo. Passando ai primi, ci siamo orientati su fettuccine con carciofi, mandorle tostate e briciole di prosciutto crudo, dal sapore forse un po’ troppo delicato; e pici cacio e pepe con gamberi rossi marinati al lime, sicuramente il piatto forte della serata, merito dei gamberi freschissimi. Non ancora sazi, abbiamo diviso una tagliata di tonno con cremoso al basilico e bietole, purtroppo non lasciando spazio per i dolci fatti in casa che sembravano molto gustosi.

Dalla ricca carta dei vini abbiamo scelto un’ottima bottiglia di Chardonnay e segnaliamo anche una buona scelta di mezze bottiglie (da 375ml) non sempre facili da trovare. Il servizio è stato molto cortese e attento, il prezzo finale secondo noi un cicinin troppo alto (circa 70€ a testa).

Pastificio Defilippis

📍Torino
💰€

Torino è una delle nostre città preferite (qui trovate il resoconto del nostro weekend) per una gita in giornata. Durante l’ultima visita, ci siamo fermati a pranzo da Pastificio Defilippis, storico locale – nato come laboratorio e diventato poi anche ristorante e gastronomia – che ha sede dal lontano 1872 in Via Lagrange.

La specialità della casa, prevedibilmente, è la pasta fresca all’uovo, classica o ripiena: agnolotti, ravioli, plin, tajarin. cegliere è stato difficilissimo, ma alla fine abbiamo optato per degli agnolotti classici di carne al sugo d’arrosto, straordinariamente saporiti, e ravioli di del plin di carne e verdure al burro fuso e salvia, dal gusto più delicato ma altrettanto deliziosi. Per finire, abbiamo diviso un fricandò di vitello e salsiccia con polenta taragna: buono e, come i primi, offerto in porzioni decisamente generose. Speriamo di tornare per provare almeno i tajarin verdi gratinati con crema di latte e speck e gli gnocchi con fonduta di Castelmagno e nocciole piemontesi!

La gentilezza del personale e l’ambiente semplice ma curato hanno reso l’esperienza davvero piacevole: e se considerate che, con due calici di vino, abbiamo speso 35€ a testa, non possiamo che consigliarvelo ancora più caldamente.

Da Lucio

📍Rimini
💰€€€

Erano ormai diversi anni che tenevamo d’occhio uno dei ristoranti di pesce più chiacchierati del momento e, quando abbiamo visto lo chef Jacopo Ticchi presenziare persino all’ultima edizione di Masterchef, abbiamo un po’ temuto che diventasse inavvicinabile. E invece, complice una fuga nella splendida Romagna (come vi abbiamo raccontato in questo post), abbiamo finalmente trovato l’occasione per concederci un pranzo da Lucio, nella sua nuova e affascinante location, proprio in mezzo al mare. Varcata la soglia, ecco il vero protagonista del locale: il pesce frollato, in bella vista all’interno di numerose celle frigorifere in cui viene conservato a temperatura controllata prima della sua cottura. La sala è unica e luminosissima, interamente circondata da grandi vetrate che si affacciano sul mare del litorale romagnolo: sembra davvero, oltre lo slogan, di pranzare “in mezzo al mare”.

Passando al menu, la maggior parte di noi ha optato per il menu degustazione, che qui viene proposto in un’unica variante al costo di 130€, con diverse portate posizionate in mezzo al tavolo da condividere e che cambiano di settimana in settimana. Si comincia con la selezione di pesce crudo, accompagnato da vari abbinamenti, alcuni decisamente riusciti (tra tutti, menzioniamo la rana pescatrice, canocchie e senape, ma anche la scarola, seppia, ricci e lattuga di mare, entrambi buonissimi). Si passa poi alle portate alla brace, ovvero filetto di pesce (nel nostro caso una cernia nera), trippa di pesci misti e concentrato di pomodoro, e roll di ventresca e fegato di pesce, con cervello di vitello e zafferano.

Si prosegue dunque con il forno a legna, e con fave, piselli, capesante crude e cozze (all’unanimità consacrato piatto della giornata, con una meravigliosa alternanza di consistenze e sapori) e testa di pesce laccata con salsa italiana. Sul finale, il guazzetto di pesce misto, molluschi e crostacei cotto nel forno a legna, e a seguire l’unico piatto di pasta, servita sotto forma di sfoglie gratinate, accompagnata da fegato di molluschi e salsa alle ostriche, un dignitosissimo finale. Poi si sa, quando vediamo la torta di rose non capiamo più nulla, e quindi abbiamo aggiunto anche un dolce, accompagnato da crema pasticcera e salsa al bourbon.

Ma dunque, in conclusione, Lucio vale il viaggio? Abbiamo continuato a pensare a lungo al nostro pranzo nei giorni successivi, e questo è senz’altro un aspetto positivo dell’esperienza. Siamo arrivati con tante (forse troppe?) aspettative, a volte rispecchiate dai piatti, altre volte un po’ meno. In qualche frangente, soprattutto, ci saremmo aspettati sapori decisi e una spinta in più, laddove abbiamo trovato, al contrario, una gran delicatezza. Il servizio di sala, dopo qualche imprecisione e tentennamento iniziale, si è rivelato poi attento e disponibile nel raccontare i diversi piatti serviti, anche se avremmo apprezzato un maggiore approfondimento e racconto sulla frollatura del pesce, data invece quasi per scontata. Menzione d’onore al sommelier di sala, che ha convinto anche i più ostici di noi a concedersi un vino rosso con il pesce (nello specifico, un ottimo Gamay, Fleurie Clos de La Grand Cour Dutraive, 2022), e al bartender, che ci ha conquistati con il “Conte Bruciato”a inizio pasto, un drink incredibile a base di vermouth rosso, campari, mezcal e olio al porro bruciato.

La spesa è senz’altro considerevole (abbiamo speso 200€ a testa, anche a fronte di due bottiglie di vino in quattro persone dal costo importante), ma noi, in conclusione, in mezzo al mare siamo stati bene, complice la location meravigliosa e alcuni piatti che ci hanno fatto sentire davvero immersi, in quell’acqua. Su altri si può, a nostro avviso, ancora migliorare, ma siamo sicuri che si sentirà ancora tanto parlare di Ticchi e della sua cucina.

Osteria da Oreste

📍Santarcangelo di Romagna (Rimini)
💰€€

Già che ci trovavamo in Romagna, non potevamo perderci un’altra tappa che da anni conservavamo con moltissimi cuoricini su Google Maps. Stiamo parlando del piccolo borgo di Santarcangelo di Romagna, situato a poca distanza da Rimini, sulle colline alle pendici del Monte Giove, e che concentra nelle sue poche e piccole viuzze un numero davvero impressionante di indirizzi dove mangiare e bere (bene). Noi, a discapito dei nomi più blasonati, abbiamo scelto di cenare all’Osteria da Oreste, classificabile come “osteria moderna“, dove accanto ai piatti della tradizione si trovano proposte più attuali, ma sempre incentrate su prodotti locali e del territorio.

Il menu alla carta è suddiviso tra i classici dell’Osteria (tra cui spicca la famosa torta di piccione, solo su prenotazione), piatti “da condividere”, piatti “per continuare” e “per accompagnare”. Noi abbiamo iniziato con carciofi al tegame, crema di pane e aglio nero, i friggitelli al testo e maionese, e la piada sfogliata con spiedo di pecora, erbe amare e cipolla caramellata, per continuare poi con le pappardelle al ragù di cortile, e una incredibile terrina di Mora Romagnola glassata su un burrosissimo letto di purè alla Robuchon. Gli antipasti ci hanno piacevolmente sorpreso e divertito, ma è il sapore e la cottura perfetta della carne, insieme alla bontà di sua signoria il purè, a esserci rimasti impressi. Ci siamo fatti tentare – ca va sans dire – da uno dei dolci in carta, una torta al cioccolato, fragole al vino e mascarpone, da un ottimo sangiovese, l’Erta 2019 di Paolo e Lorenzo Marchionni, e dal caffè (servito con la moka), che ha in ultimo accompagnato la nostra cena, complessivamente davvero molto soddisfacente, con una spesa di 60€ a persona.

I ragazzi dietro a questo progetto sono molto giovani, ma già pieni di esperienze importanti, e sono stati bravissimi nel destreggiarsi in sala, tra consigli e sorrisi. Se capitate in zona, date un’occhiata anche ad un altro loro progetto, situato a pochi metri di distanza, ovvero Santabago, Associazione Culturale Enograstronomica. Dite che ci toccherà tornare per andare a provarlo?

Caffè Monte Baldo

📍Verona
💰€€

Se siete a Verona e avete voglia di un aperitivo con la A maiuscola in pieno stile veneziano, fermatevi al Caffè Monte Baldo, uno storico locale veronese che emana convivialità, ed è un pit stop più che valido per una serata tra amici o per un date nel cuore della città degli innamorati. L’atmosfera è proprio accogliente, tra luci calde, chiacchiere soffuse e quel buon profumo di stracotto e bollicine.

Noi non abbiamo resistito al fascino dei cicchetti, in fila come soldatini nella vetrinetta, che ci tentavano già dalla strada: baccalà mantecato sofficissimo; formaggio spalmabile e caviale da standing ovation; pomodori secchi e pesto per un tocco più rustico; e formaggio e mostarda, un mix dolce-piccante che ci ha fatti volare. Da bere? Ovviamente fiumi di spritz fatto come si deve.

Il prezzo dei cicchetti è un po’ sopra la media ma la qualità si sente tutta: sono freschi, curatissimi e ogni bancone è un sogno (tenete in conto circa 30€ a testa per un aperitivo più sostanzioso). Non abbiamo provato il ristorante, ma torneremo per assaggiare il chiacchieratissimo risotto all’Amarone e, perché no, qualche altro cicchetto.

Antica Trattoria Ferrari

📍Pavia
💰€€

A pochissimi chilometri da Milano e facilmente raggiungibile in treno, Pavia è sempre una buonissima idea per una gita fuori città. Passeggiando per le vie del centro, non dimenticatevi di fare colazione con una fetta di torta Paradiso alla pasticceria Vigoni e di comprare un salame di Varzi alla salumeria Lodola. E per pranzo? Noi vi consigliamo l’Antica Trattoria Ferrari, un ristorante storico situato nel quartiere Borgo Ticino, raggiungibile attraversando il fiume passando per il bellissimo ponte coperto. L’ambiente è davvero suggestivo, soprattutto nella grande sala principale dalle travi a vista decorata con piante e arredi antichi.

In menu ci sono tantissime specialità di questo territorio tra paste fresche, carni alla griglia o stufate e pesci di fiume. Noi abbiamo cominciato con una degustazione di antipasti che da sola vale il viaggio: una sequela di portate calde e fredde (fra cui salumi, formaggi, cipolle stufate, cotechino, polpette, melanzane ripiene) davvero soddisfacente. In una terra caratterizzata da così tante risaie, non potevamo poi non prendere un risotto e la versione con spinacino e guanciale che abbiamo scelto si è rivelata un’ottima idea. Buonissimi anche i ravioli croccanti con cipolle e burrata, forse però più adatti come antipasto che come primo piatto. Abbiamo poi assaggiato un’altra specialità che avevamo addocchiato ben prima di raggiungere Pavia, il misto croccante di fiume, un fantastico fritto con rane, arborelle, trota e gamberetti davvero irresistibile.

Il servizio un po’ freddo e sbrigativo è stata forse la parte più deludente del nostro pranzo, ma i prezzi ci hanno fatto tornare il sorriso sulle labbra: con 45 euro a testa (compreso un calice di vino) noi siamo usciti proprio soddisfatti e, per colpa delle porzioni più che abbondanti, con il rimpianto di non aver assaggiato altri piatti.

Ristorante Bellaria

📍Rivergaro (Piacenza)
💰€€

I ponti di aprile e maggio sono ormai un lontano ricordo, ma noi stiamo ancora pensando all’ultimo pranzo di queste vacanze di primavera. Sulla strada del ritorno, complice il traffico da rientro, abbiamo deciso di uscire dall’autostrada per concederci una sosta a base di piatti tipici piacentini, anche perché era da tempo che volevamo tornare al Ristorante Bellaria di Rivergaro.

La famiglia Merlini, che gestisce il Bellaria dai primi anni 80, ci ha accolti calorosamente per poi lasciarci allo staff di sala, attento e sorridente, che ci ha accompagnato al nostro tavolo a ridosso della grande vetrata che, col suo affaccio sulle colline della Valtrebbia, caratterizza le sale e le rende molto luminose.

Tutto davvero molto bello, ma il meglio è arrivato con gli antipasti: salumi e formaggi locali, torta fritta, la loro eccezionale giardiniera fatta in casa, crostini con un lardo di Colonnata commovente e un ottimo litro di vino rosso della casa. Spoiler: chiederete il bis di torta fritta, non perché non sia abbondante, ma perché non riuscirete a smettere. Pensavamo di non riuscire a ingerire altro cibo ma alla sola vista dei primi abbiamo cambiato idea: pisarei e fasò, tagliatelle al ragù di cinghiale, gnocchetti di barbabietola con gorgonzola allo zafferano e coppa croccante e i tipici pini della Valtrebbia con salsiccia e funghi. Uno più buono dell’altro (ma i pisarei un po’ di più!).

Dopo il caffè e un conto di circa quaranta meritatissimi euro a testa siamo ripartiti, col pensiero già a quando torneremo per mangiare i porcini – pare che qui li cucinino benissimo – e assaggiare le loro paste fresche ripiene, magari all’ombra delle piante del giardino.

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