Le case igloo del quartiere Maggiolina a Milano

Ho scoperto dell’esistenza delle case igloo a Milano soltanto qualche tempo fa, e da allora ho continuato a pensarci. Chi l’avrebbe mai detto che nella nostra città, certamente non famosa per l’esuberanza architettonica, esistessero abitazioni così particolari?

Una casa igloo| © Caterina Zanzi

Il quartiere è la Maggiolina, area adiacente al più famoso Villaggio dei Giornalisti, non esattamente nel centro storico: un distretto principalmente residenziale a nord-est della città, meglio raggiungibile in auto o con la metro lilla (fermata Istria). La via che dovete impostare sul navigatore è via Lepanto, dove l’occhio vi cadrà subito su abitazioni a dir poco estrose. Sono le ‘case igloo’, in tutto otto: edifici a cupola, che ricordano molto le casette degli Inuit, con la differenza che in questo caso sono state costruite in mattoncini rossi.

Il cortile di una casa igloo| © Caterina Zanzi

Una casa igloo| © Caterina Zanzi

Un piccolo cenno storico, per i più ‘secchioni’: le case igloo risalgono al 1946, quando l’ingegnere Mario Cavallè ebbe l’idea: costruire case circolari, su ispirazione di una tecnica americana, di una cinquantina di metri quadrati e su due livelli (piano terra e seminterrato). Un tempo esistevano anche le ‘case fungo‘, che poi sono però purtroppo state demolite.

La sensazione che ho provato? Quella di non essere a Milano (e nemmeno in un punto particolare del mondo), ma piuttosto in una fiaba, un po’ grottesca e un po’ magica. Alcune delle case sembravano disabitate, in altre invece c’erano dentro alcune persone.

Una casa igloo| © Caterina Zanzi

Oltre alle ‘case igloo’, ci sono tante altre case particolari in zona: per godere al meglio del contesto silenzioso e molto raccolto, vale la pena perdersi tra le vie e passeggiare senza una meta particolare. Tra le altre abitazioni suggestive c’è la Palafitta Figini (o Villa Figini), una costruzione che rompe lo scenario di villette d’epoca, con la sua pianta libera, la terrazza giardino e le finestre a nastro: se non la trovate, è perché è pressoché ricoperta dal fogliame degli alberi!

La Palafitta Figini | © Caterina Zanzi

Sarà un’esperienza assurda quanto indimenticabile, ci scommetto!

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