Per trovarsi bene Al Garghet servono tre requisiti. Prima di tutto, bisogna arrivarci: con un buon senso dell’orientamento o (meglio) un navigatore in macchina. Il ristorante, infatti, ha casa un bel po’ fuori dal centro, dove ancora cresce l’erba. Poi, bisogna amare la cucina milanese. Terza prerogativa: bisogna sapere il dialetto milanese, in cui è scritto il menu di questo bel locale a metà di via dei Missaglia, praticamente Gratosoglio. Se vi sentite preparati in tutte e tre le materie, fateci un salto: cucina lombarda e bell’atmosfera vi sapranno coccolare! Scoprite anche le due classifiche dei 10 ristoranti regionali buonissimi a Milano qui e qui!
IL PIATTO FORTE: cucina milanese
La cucina, qui, segue il solco della tradizione lombarda. Rivisitata in chiave moderna, certo, ma nemmeno troppo: c’è davvero tutto quello che ha fatto la storia delle tavole della nostra Regione. Dai mondeghili ai nervit, dai risotti agli immancabili ossibuchi, la cassoeula e la cotoletta.
Indecisi se iniziare con lo gnocco fritto con salumi misti, alla fine scegliamo i fiori di zucca impanati e fritti alla milanese: buonissimi, croccanti, fritti senza essere bisunti e ripieni di mozzarella e acciughe.
I fiori di zucca| © Caterina Zanzi
Proviamo il ‘risottin saltà cont la Luganega’, il risotto al salto con zafferano e salsiccia, accompagnato da formaggio fuso. Sui risotti sono abbastanza pignola, e devo dire che questo supera la prova sotto tutti i punti di vista.
Il risotto al salto con salsiccia| © Caterina Zanzi
Impossibile uscire senza assaggiare uno dei piatti più celebri del Garghet, la cotoletta alla milanese: una lonza a orecchio d’elefante, larga, piatta, enorme (davvero, enorme!) e croccante, accompagnata da pomodorini.
L’orecchia di elefante| © Caterina Zanzi
Pensavo meglio, onestamente, ma la colpa è tutta di mia madre che mi ha cresciuta con una cotoletta meravigliosa. Quella del Garghet è un po’ secca per i miei gusti. Comunque, la finiamo perché sia mai che si avanzi qualcosa!
IL POSTO: la campagna di Milano Sud
Un tavolo| © Caterina Zanzi
Come dicevo, siamo praticamente a Gratosoglio, ben oltre la fermata della metro verde Abbiategrasso, a Milano Sud. Sconsiglierei di arrivarci con i mezzi e vi direi di prendere la macchina: essendo praticamente in aperta campagna, almeno, c’è tutto il posto del mondo per il parcheggio!
L’ATMOSFERA: romantica
Una delle sale di Al Garghet| © Caterina Zanzi
La casa dove ha sede Al Garghet, secoli fa, era occupata dagli spagnoli, che la adibirono prima a gendarmeria e poi a residenza del ‘campè’, l’uomo che sorvegliava le acque delle risaie. Adesso, l’atmosfera è decisamente più bucolica e romantica: pianista che suona tutta la sera, luci soffuse, candele e insomma, un ambiente davvero caldo. D’altra parte, il servizio è un po’ brusco nei modi.
IL CONTO: abbastanza elevato
L’ingresso del ristorante| © Caterina Zanzi
Considerato che siamo nel mezzo del nulla e che la cucina è piuttosto ‘casalinga’, il conto è forse un po’ elevato: per quanto descritto finora, accompagnato da una bottiglia di vino rosso, abbiamo speso poco meno di 50 euro a testa. Forse ad alzare il prezzo è l’atmosfera: a Milano, dopotutto, non capita tutti i giorni di mangiare in campagna. Vorrei tornarci in estate, quando si può stare in veranda o sotto il pergolato!
AL GARGHET
Via Selvanesco 36, Milano
02/534698 | info@algarghet.it
Aperto tutti i giorni (mar-dom 19:30/22:30, dom 12-14) tranne lunedì
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