Da nemmeno un mese Milano ha una nuova trattoria. Si chiama Trippa, e ha inaugurato alla fine di giugno a due passi da Porta Romana, in un nugolo di vie già ‘devote’ al cibo. La novità è stata preceduta da un tam tam su internet, o almeno così mi è parso, complice anche il fatto che dietro l’impresa ci sono uno chef di tutto rispetto (Diego Rossi) e un blogger, Pietro Caroli. Quest’ultimo, evidentemente, ha saputo come muoversi: diversi contatti hanno condiviso immagini del ristorante e dei piatti, nei giorni successivi all’inaugurazione, tanto da invogliarmi – chi mi segue su Snapchat lo sa – a sfidare i 50 gradi percepiti a Milano e ad arrivare fino in via Vasari.
Trippa: una trattoria, dicevamo. Iniziamo col dire che cos’ha di trattoria. Ha un arredamento molto semplice, un’insonorizzazione inesistente e stoviglie e posate alla buona. Le tovagliette sono di carta e, in generale, l’atmosfera è senza troppe pretese. Soprattutto, non c’è l’aria condizionata e in questo periodo non è una bella cosa. In compenso, il servizio è gioioso, alla mano. E gli ingredienti in carta stuzzicano palesemente la fantasia degli ospiti.
IL PIATTO FORTE: gli ingredienti
In base alla disponibilità, ci sono piatti fuori carta che giustificano l’insegna del locale: trippa, matrice e quinto quarto in genere, ma anche agnello e anguilla. Non essendo una carnivora super convinta, mi butto su un antipasto meno impegnativo, la battuta di fassona piemontese e nocciole: buona davvero.
Al mio tavolo scelgono il baccalà mantecato e il gazpacho. Gli antipasti sono le portate che mi convincono di più.
Passando ai primi, o meglio, alle ‘minestre’ (così sono chiamate nel menu), non ci facciamo scappare gli spaghetti alle cozze, finocchietto e provolone del monaco e il risotto al limone, acciughe e scopatizzo, un ortaggio molto simile al cetriolo.
Gli spaghetti, alla fine, si rivelano dei semplicissimi spaghetti alle cozze (buoni, per carità, ma senza nulla di più, essendo molto difficile sentire il gusto del finocchietto o del formaggio). Il risotto è il piatto più particolare, con diversi guizzi nel sapore, pur senza troppa cura nella cottura. Alla fine i chicchi non sono ben sgranati e l’impressione è davvero quella del risotto della nonna, senza troppe pretese. Peccato, perché io amo i risotti e ordinarlo con le temperature infuocate di questo periodo è stato un atto di fede che avrebbe potuto essere ripagato meglio.
Saltiamo i secondi (in carta, comunque, campeggiano il polpo arrosto, il pescato del giorno e il ragno di vitella di fassona) e con convinzione ordiniamo il dolce, sperando di uscire al più presto per prendere un po’ d’aria.
Alla fine, chiudiamo con una torta della nonna, di molto sotto le nostre aspettative.
IL POSTO: da trattoria
Porta Romana è diventata nel tempo una zona davvero piacevole per tutti i golosi. Il quartiere è una continua scoperta di locali e ristoranti, complice il fatto che arrivarci non è difficile, grazie alla fermata della metropolitana gialla a qualche metro di distanza – parcheggiare, invece, è un’impresa un po’ più complessa.
L’ATMOSFERA: da trattoria
Come spiegavo, l’atmosfera di Trippa è davvero ‘basica’. Un bene, visto il continuo proliferare di ristoranti ‘fighetti’ belli fuori ma senza molta sostanza. Un male, perché nel complesso l’aria è quella di uno stanzone dove si fa fatica a sentire il vicino di tavolo e dove non è stata messa troppa cura, anche solo con piccoli accorgimenti (tipo l’aria condizionata o un complemento d’arredo carino).
IL CONTO: non da trattoria
In compenso, i prezzi non sono quelli di una trattoria. I piatti in carta non scendono mai sotto i 10 euro e possono arrivare fino ai 20 dei secondi. Una fetta di torta costa 6 euro e 50, il coperto 2,50 e per bere servono 7 euro (!) per una bottiglia di birra artigianale e almeno una ventina per una bottiglia di vino. Alla fine, si fa fatica a restare sotto i 40. Decisamente troppo per un posto che, nonostante le buone intenzioni, sembra ancora dover rodare.
TRIPPA
Via Vasari 3, Milano
02 36741134
Aperto tutti i giorni (12-14 e 19:30-23:30) tranne sabato a pranzo e domenica.
11 commenti
E’ molto strano che la cottura del riso fosse come quella della nonna…..Diego ha gestito con grandissimo successo la partita dei primi totalmente basata sui risotti di un due stelle michelin!!!!!!Vedremo se darvi ragione o torto…..
Non fatico a credere che sia successo, in questo caso però francamente non mi è sembrato all’altezza.
Ciao! Apprezzo le recensioni così sincere! Di questo locale ne ho sentito parlare molto ma avendo problemi di intolleranze ho preferito rinunciare… , purtroppo spesso i ristoranti invece di considerare ogni opinione uno spunto per evolversi le vedono solo come critiche, spero che non sia così anche in questo caso… Buona giornata!
A giudicare da come hanno ripreso l’articolo, credo invece sia successo proprio così. Pazienza, ognuno ha il proprio modo di reagire alle osservazioni di altri e agli altrui punti di vista 😉
Io ci sono stata ed era tutto buonissimo.
Abbiamo preso primo, secondo e dolce più vino della casa molto buono. Abbiamo speso 35 € a testa mangiando piatti originali, buoni (la cottura della pasta perfetta come non se ne trovano spesso) fatti con ottime materie prime. Il locale era pieno ma non ho notato problemi di acustica…ci sono stata un mese fa quando il caldo ancora non picchiava così. I risotti della nonna, se posso dirlo, sono sempre i migliori 😉
Vale la pena dargli un’altra chance!
Io Trippa l’adoro…non sara’ ancora tutto perfetto ma diamo tempo al tempo, soprattutto a chi si e’ fatto tutto da solo, piastrelle comprese , in mesi di duro lavoro…
Non tutti hanno un qualche calciatore riccone alle spalle che per sfizio spende milioni di eu in architetti x realizzare estensioni di ego.
Cucinare 12 ore a 50 gradi e passa non e’ semplice, ne so qualcosa, e qualche sbavatura e’ ammessa…..lo so che il cliente che paga se ne infischia dei tuoi problemi….puoi anche morire davanti alla stufa, basta che lo fai dopo avermi mantecato a dovere il risotto…..i giovani che ancora ci credono in questo lavoro e si mettono in gioco , secondo me…, non vanno ne incensati ne sbertucciati , ma incoraggiati e rispettati, anche con un sorriso, perché x chi fa il nostro lavoro la vostra stima e’ benzina….
Ma certo, il rispetto e l’incoraggiamento non mi sembra siano mancati, e non mancheranno mai. Diverso è lamentarsi perché si fanno notare anche i punti dove si può lavorare. Trovo che l’autocritica a volte sia davvero sottostimata. Ho parlato di quello che mi è piaciuto, e di quello che mi ha convinto meno. E’ il mio lavoro, e non potrebbe essere diversamente perché non solo il ristoratore merita rispetto, ma anche il lettore. Dire sempre “wow” e “top” non fa crescere nessuno e, soprattutto, non sempre corrisponde al vero. Sono giovane più dei ristoratori in questione, forse per questo prendo sul serio e senza aria di superiorità ogni critica costruttiva. A presto! Caterina
[…] invece più ‘easy’, ma davvero buoni? In questo momento sono in fissa per Trippa, che ha un servizio piacevolissimo e dei piatti semplici ma curati e davvero buoni. Mi piace […]
[…] di Trippa parlano in molti tessendone elogi. La mia esperienza, purtroppo, è stata quanto di più lontano dai suddetti entusiasmi. In questo locale dietro a […]
[…] via Muratori, si è arricchita di tantissimi ristoranti: non soltanto c’è Trippa (di cui ho già scritto qui), ma anche due altre novità come Itashi e Pastamadre, di cui sono molto […]
[…] anche all’interno della nostra redazione: ma di sicuro non potrete non aver sentito parlare della trattoria più famosa della città, Trippa. Noi ci siamo tornati dopo diverso tempo, anche per la curiosità di provare […]