Viaggio in Uzbekistan: cosa vedere in 10 giorni lungo la Via della Seta

Di Alice Caprotti

Se state cercando la meta perfetta per una vacanza anche breve, siete nel posto giusto: forse l’Uzbekistan non è nella vostra wishlist, ma con questo articolo vi faremo ricredere. Paesaggi incontaminati, città dall’atmosfera magica con monumenti di una rara spettacolarità, prezzi bassi (il che non guasta mai) e un popolo dalla gentilezza rara: in più, è una destinazione ancora fuori dai circuiti più battuti, quindi se siete fortunati come noi, potreste essere non vedere più di 10 turisti in tutta la vacanza. Vi abbiamo convinti? Qui vi raccontiamo nel dettaglio cosa abbiamo visto e cosa abbiamo mangiato in 10 giorni lungo la Via della Seta!

ITINERARIO DI VIAGGIO, IN UZBEKISTAN: COSA VEDERE

KHIVA

Il nostro viaggio inizia dalla piccola cittadina di Khiva: il centro storico (chiamato Ichon-Qala) è perfettamente conservato e vista la ricchezza di piccoli hotel e guesthouse, vi consigliamo assolutamente di dormire all’interno delle mura. Camminare per i vicoli tortuosi della città vecchia al tramonto o la mattina presto è un’esperienza magica: quasi deserta, la città è avvolta da un silenzio surreale. Nel caso foste appassionati di cappelli di pelliccia, questo è il posto in cui ne troverete l’assortimento più ricco.

Per visitare molti dei monumenti dovete acquistare un biglietto cumulativo nell’ufficio turistico subito fuori dalla Porta Occidentale. Dalla Porta Settentrionale, invece, potete salire sulle mura della città e farvi una passeggiata lungo il tratto nord-occidentale: scontato dire che il tramonto è indubbiamente il momento migliore.

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Khiva | © Alice Caprotti

*MINARETO KALTA MINOR. Questo massiccio minareto risale al metà dell’800, ma è rimasto incompiuto a causa della morte improvvisa del suo committente, Mohammed Amin Khan. Si può vedere solo da fuori, purtroppo, e dà il meglio di se la sera quando viene illuminato.

*KUHNA ARK. Questa fortezza fu costruita nel XII e per secoli è stata la dimora dei sovrani di Khiva. All’interno potete trovare diversi edifici di interesse (scuderie, prigione, harem, zecca) ma il vero punto forte è la vista stupenda che si gode dall’alto delle sue mura.

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Vista dall’Ark | ©Alice Caprotti

*MOSCHEA JUMA. La particolarità di questa moschea sono le 218 colonne di legno intarsiato che sostengono il tetto. Peccato che il minareto fosse chiuso, ma potete approfittare comunque di quello della Medressa di Islom Hoja, a pochi minuti di distanza. Costruito nel 1910, il suo minareto è alto ben 57m ed è il più alto dell’Uzbekistan.

*PALAZZO TOSH-HOVLI. Al momento della nostra visita, in questo palazzo erano in corso pesanti ristrutturazione quindi siamo riusciti a vedere ben poco, ma sappiamo che custodisce alcune delle decorazioni più superbe di tutta Khiva quindi non mancate di tentare una visita.

*MAUSOLEO DI PAHLAVON MAHMUD. Poeta, filosofo e lottatore dalla forza straordinaria, Pahlavon Mahmud divenne nel XIV secolo il patrono di Khiva. Bellissimo non solo il mausoleo e il suo incantevole cortile, ma anche le tombe anonime che circondano l’edificio principale. Se siete fortunati, potreste incrociare un gran numero di coppie appena sposate che vengono qui a pregare.

Dove mangiare a Khiva

Necessaria premessa di parlare dei ristoranti di Khiva: fuori stagione la maggior parte dei ristoranti è chiusa o offre solo una parte molto ridotta del menu, quindi la nostra esperienza gastronomica qui è stata un po’ sacrificata.

Più in generale, sappiate che qui mangiare costa davvero poco: nei ristoranti o bar più informali spendere circa 5/6€ a coppia, che si alzano a 10/12€ per i ristoranti di fascia media. La colazione è quasi sempre compresa in tutti gli hotel o guesthouse: a meno che non scegliate un hotel internazionale, però, preparatevi a con frutta (melograni, mele, mandarini, meloni), pesche sciroppate, uova invarie forme, caffè o thè, pane, fettine di formaggio e salame locale, crepes.

Colazione uzbeka | ©Alice Caprotti

*KHEIVAK RESTAURANT. Ristorante dell’omonimo hotel, offre una buona scelta di piatti tradizionali ma anche qualche incursione internazionale.

*ZERAFSHAN CAFE‘. La sala interna è ricavata dalla Medressa di Tolib Mahsun, ma se avete la fortuna di andarci nella bella stagione potete godervi lo spazio esterno all’ombra del Minareto di Islom Hoja. Il menu è molto variegato, non mancate di assaggiare gli spaghetti verdi all’aneto, una specialità di Khiva, e la zuppa di zucca, davvero deliziosa.

Spaghetti all’aneto | ©Alice Caprotti

*TERRASSA RESTAURANT. A causa della bassa stagione, non siamo riusciti ad assaggiare i piatti forti di questo ristorante come l’insalata di melanzane o gli shashlyk (spiedini di carne) ma d’estate non ve lo consigliamo vivamente per la meravigliosa terrazza sul tetto che vi permette di ammirare la Città Vecchia e il Minareto Kalta Minor illuminato.

FORTEZZE DI ELLIQ QALA

A meno di due ore di distanza da Khiva si trova lo sconfinato deserto di Kyzylkum: i paesaggi incredibili che abbiamo visto valgono da soli l’escursione (nonostante lo sferzante vento gelido che ci ha accompagnato tutta la giornata). Elliq Qala significa letteralmente “50 fortezze” e allude all’enorme numero di forti, palazzi e città fortificate disseminati in questa zona (anche se al momento ne sono stati scoperti solo 20). Vi consigliamo di restringere la visita a tre fortezze: Toprak Qala, Kyzyl Qala e Ayaz Qala. in quest’ultima si trova anche uno Yurta Camp: durante la bella stagione, potete prenotare in anticipo un pranzo o una notte qui.

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Il deserto | ©Alice Caprotti

Per il pranzo, ci siamo fermati a Bustan, capoluogo della regione: il nostro autista privato ci ha portato a fare un giro nel mercato centrale e proprio accanto alle bancarelle c’è un piccolo ristorante senza insegna con il tetto di lamiere. Ovviamente, uno dei pasti migliori di tutta la vacanza: buonissimi gli shashlyk di pollo e i somsa (fagottini di pasta sfoglia ripieni di carne e cipolle) erano divini.

Tenete in conto che queste fortezze sono giacciono pressoché dimenticate: non ci sono indicazioni, guide, spiegazioni, centri turistici o altro. Rivolgetevi al vostro hotel per l’organizzazione della gita (o chiedete allo Zukhro Boutique dove siamo stati noi).

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Una delle fortezze | ©Alice Caprotti

BUKHARA

Da Khiva a Bukhara non ci sono collegamenti in treno, quindi abbiamo deciso di spostarci con una macchina privata e vi consigliamo di fare altrettanto, basta chiedere al vostro hotel. Sono circa 6 ore di tragitto e per due persone abbiamo speso 50€. Tenete conto che non nulla lungo questi 450 km, a parte qualche stazione di benzina (insomma, portatevi il pranzo al sacco).

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Bukhara | ©Alice Caprotti

*LYABI-HAUZ. Fino al secolo scorso, l’approvvigionamento idrico della città dipendeva da una fitta rete di canali ma soprattutto da 200 vasche di pietra (hauz appunto). In queste vasche ci si lavava, si beveva, si prendeva l’acqua per le attività quotidiane: visto lo scarso ricambio dell’acqua, potete immaginare la quantità di malattie che si diffusero in città. Tutto cambiò grazie ai bolscevichi, che svuotarono le vasche e crearono un moderno sistema idrico. Per fortuna, però, molte vasche sono comunque sopravvissute e le incontrerete durante le vostre passeggiate in giro per la città. Quella di Lyabi è indubbiamente la più grande e centrale: nonostante l’aura un po’ tamarra che regna intorno alla piazza (complici le lucine fluorescenti e la musica dance ad altissimo volume), si percepisce una piacevole atmosfera di quotidianità.

*MADRASA DI NADIR DIVANBEGI. La madrasa (che potreste trovare indicata anche come madrassa, medersa o medressa) è una scuola superiore dedicata agli studi religiosi, dove solitamente gli studenti usufruivano anche di vitto e alloggio. Oggi solo 10 madrase sono ancora attive in Uzbekistan (ne potete visitare una a Tashkent). Quella di Nadir Divanbegi è affacciata sulla piazza Lyabi Hauz e la sua facciata non è straordinaria solamente per le sue piastrelle multicolori, ma anche per quello che vi è raffigurato: ci sono infatti due pavoni che reggono due agnelli ai lati di un sole dal volto umano. La religione islamica vieta di rappresentare creature viventi, siano essere esseri umani o animali, per cui questa madrasa è davvero un esemplare raro! Potete entrare gratuitamente: purtroppo all’interno troverete alcune delle antiche camere degli studenti occupate da negozi di souvenir, un’abitudine molto diffusa qui.

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Madrasa Nadir Divanbegi | ©Alice Caprotti

*BAZAR COPERTI. Intorno alla piazza si trovano dislocati diversi bazar antichi che ancora conservano alcuni negozi in attività. Vi consigliamo di concentrare il vostro shopping sugli artigiani del metallo (oggetti decorativi, coltelli etc.) e sui tessuti (le sciarpe più belle le abbiamo viste qui). A proposito di shopping, non mancate di fare un salto nel negozio di lavorazione del legno vicino alla piazza: davvero superlativo. Passeggiando tra i due bazar coperti, incrocerete sicuramente Maghok-i-Attar (si trova sotto il livello della strada): sebbene passi quasi inosservata, questa è la moschea più antica dell’Asia Centrale ancora intatta. Noi purtroppo l’abbiamo sempre trovata chiusa e sebbene oggi ospiti un museo dei tappeti, sicuramente merita una visita veloce.

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I bazar coperti | ©Alice Caprotti

*MINARETO E MOSCHEA KALON. Per darvi un’idea di quanto sia stupendo il Minareto Kalon, sappiate che quando Gengis Khan arrivò a Bukhara e si mise a saccheggiare la città, rimase talmente incantato dalla sua bellezza che decise di risparmiarlo. Costruito nel 1127, è alto 47 metri e la sua imponenza si nota ancora di più la sera quando viene illuminato. La Moschea che gli sorge accanto fu costruita circa 400 anni dopo per accogliere un gran numero di fedeli (si parla di una capienza di oltre 10.000 persone). Immensa e bellissima, soprattutto se avrete la fortuna di trovarla deserta e silenziosa come abbiamo fatto noi.

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Moschea Kalon | ©Alice Caprotti

*MADRASA DI ULUGBEK e MADRASA DI ABDUL AZIZ KHAN. Queste due madrase si trovano una di fronte all’altra in una piazza tranquilla poco lontana dalla Moschea Kalon. Di edifici dedicati a Ulugbek, figlio di Tamerlano (leggendario condottiero che qui è un vero e proprio eroe nazionale), ne incontrerete molti durante questo viaggio: sappiate che questa madrasa, la cui costruzione risale al 1417, è con ogni probabilità la più antica dell’Asia Centrale. Tra le due, però, preferiamo indubbiamente quella di Abdul Aziz Khan per la sua spettacolare facciata multicolore davvero unica.

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Moschea Ulugbek | ©Alice Caprotti

*ARK. Questa enorme fortezza, costruita intorno al V secolo, un tempo conteneva all’interno delle sue mura tutta la città di Bukhara. Questa città nella città rimase abitata fino al 1920 quando fu bombardata dall’Armata Rossa: da allora, la maggior parte della struttura è in rovina e quindi la parte visitabile è molto ridotta. Merita comunque una visita, anche solo per ammirare le possenti mura esterne. Se siete appassionati del genere, c’è un biglietto a parte per accedere alle prigioni. All’ingresso potete scegliere tra l’audioguida o una guida privata in inglese (anche se pare un po’ assurdo essendo un museo, potete contrattare sul prezzo!).

*MOSCHEA DI BOLO-HAUZ. Si trova esattamente di fronte all’Ark, appena dietro l’orrenda torre idrica sovietica che sarà impossibile non vedere. L’esterno è davvero stupendo: l’aivan (il portico) è uno dei più belli che abbiamo visto in tutto l’Uzbekistan, sorretto da colonne di legno finemente decorate.

*MAUSOLEO DI ISMAIL SAMANI. L’esterno di questo edificio vi ricorderà sicuramente la Moschea di Maghok-i-Attar, vista l’assenza vistosa di ceramiche colorate. Eretto nel 905, questo mausoleo si trova a 10 minuti a piedi dall’Ark, fuori dal centro storico e immerso in un parco. Potete risparmiarvi la visita interna, a pagamento, ma vale sicuramente la pena almeno vederlo da fuori. Da qui, potete continuare la passeggiata dentro al parco fino a scorgere da lontano un breve tratto delle mura originarie della città ancora in piedi.

*CHAR MINAR. Il nome significa “quattro minareti“, sebbene la loro funziona sia puramente decorativa. L’edificio che vedete è in realtà solo l’ingresso di quella che un tempo era una madrasa, di cui oggi non rimangono che pochi resti. La struttura è particolare, ma vista la sua posizione (un po’ fuori rispetto al centro), se siete tirati coi tempi potete anche saltarla.

Dove mangiare a Bukhara

AYVAN RESTAURANT. Questo ristorante internazionale è sicuramente il più bello di tutta la vacanza. Originariamente, era la sala estiva della casa di un mercante ebreo, costruita nel 1886. Negli anni è passata tra le mani di diversi proprietari, fino ad essere requisita dal governo russo che la trasformò in un ospedale prima e in alloggi per militari poi. Nel 1987 è stata comprata dal proprietario dell’hotel omonimo e completamente ristrutturata. Vi consigliamo di assaggiare assolutamente la zuppa Solyanka, con carne e spezie, che in realtà è un piatto tipico della cucina russa/ucraina.

*LYABI-HAUZ. Cenare accanto all’antica vasca di Lyabi Hauz è un’esperienza da non perdere: il ristorante è frequentato quasi esclusivamente da locali e c’è sempre musica dal vivo. D’estate potete mangiare all’aperto, ma d’inverno la veranda vi permette comunque di godere anche della vista sulla piazza. Buonissima l’insalata fredda di melanzane (con aglio, zucchine e pomodori) e i kovurma laghman, spaghetti fritti con salsa di pomodoro, carne e uovo.

*SARRAFON AL RASHID. Sebbene gli interni di questo ristorante siano molto carini, vi consigliamo di fermarvi nella veranda esterna (soprattutto a ora di pranzo) per poter mangiare osservando placidamente il via vai di persone nella via pedonale proprio accanto. Molto buona la variante di laghman non fritti e i dolma, involtini di foglia di vite ripieni di carne e spezie.

I DINTORNI DI BUKHARA

Se avete tempo, potete pensare dedicare una mezza giornata abbondante a visitare i dintorni di Bukhara. L’unico modo per visitarle è in macchina: tutti gli alberghi organizzano questo tipo di gite, ma se il prezzo che vi propongono è troppo alto andate direttamente nella piazza o vicino ai bazar, dove si raccolgono una marea di taxi e chiedete a loro di portarvi. Noi abbiamo fatto così e siamo riusciti a contrattare 25€ per tutte e 3 le tappe, più una deviazione a Gjudavan.

Prima tappa, il BAHOUDDIN NAKSHBAND COMPLEX, un memoriale dedicato all’omonimo sufi, santo e asceta. A parte il romantico scorcio di uno dei “chiostri” interni, il resto è tranquillamente evitabile. La vera perla di questa gita è indubbiamente il SITORAI MOSHI HOSA o SUMMER PALACE. La leggenda vuole che quando Alim Khan, ultimo emiro dell’Uzbekistan, per scegliere dove costruire la sua residenza estiva appese carne d’agnello in varie parti della città e tornò una settimana più tardi per scoprire in quale luogo era rimasta più fresca. Bellissima la sala da thè e la sala del banchetto.

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Bahouddin Nakshband Complex | ©Alice Caprotti

L’ultima tappa è CHAR BAKR, un complesso funerario molto interessante, vale la pena pagare un extra al custode per salire sulla cima della madrasa e sbirciare il panorama circostante. Sulla strada del ritorno ci siamo fermati a Gjudavan, città molto famosa per le ceramiche: c’è uno shop con laboratorio visitabile e un piccolo museo, fateci tappa solo se avete intenzione di rifarvi il set di piatti.

SAMARCANDA

Potete spostarvi da Bukhara a Samarcanda sfruttando le ferrovie ad alta velocità uzbeke: i treni sono puliti e moderni (e indubbiamente più puntuali di tutti i treni italiani, Frecciarossa compresi) e il viaggio dura meno di due ore. Dopo l’atmosfera raccolta e un po’ surreale della minuscola Khiva e il fascino discreto di Bukhara, Samarcanda vi lascerà un po’ spaesati a prima vista, ma ve ne innamorerete in breve tempo. La città è “spaccata” in due: da una parte la nuova città russa, piena di vialoni alberati, palazzoni e negozi di dubbio gusti (avete presente quei negozi fino italiani che si trovano sempre all’estero? Sono ovunque), dall’altra la città vecchia, che cerca di mantenere intatta la magia di un tempo.

*REGISTAN. Qualunque aggettivo che provi a descrivere il Registan suona in qualche modo riduttivo. Con questo nome si indica il complesso che include tre medresse e l”immensa piazza su cui si affacciano: in tagiko registan significa “luogo sabbioso” e in epoca medievale quest’area era interamente occupata dal bazar. Il biglietto per accedere a quest’area dura tutta la giornata, per darvi la possibilità di tornare anche la sera per vedere tutta la pizza illuminata – un’esperienza che oseremmo definire obbligatoria. Volendo potete acquistare un’audioguida ma troverete diverse guide private disposte ad accompagnarvi e ne vale assolutamente la pena: girare senza spiegazioni in questo caso non permette di apprezzare appieno questa meraviglia.

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Registan | ©Alice Caprotti

Il primo edificio a sinistra è la MADRASA ULUGBEK, la prima delle tre ad essere costruita: le stelle che potete intravedere sulla facciata sono un omaggio all’amore per l’astronomia di Ulugbek. Fu grazie a questo sovrano illuminato che dal XV secolo le madrase iniziarono a insegnare anche materie generali e non solo materie religiose. All’interno, non mancate di visitare il negozio di ceramiche: oltre ad avere delle ciotole incredibili, i proprietari vi racconteranno volentieri i 12 stili di ceramiche uzbeke (ognuna delle quali produce un suono diverso, provare per credere).

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L’interno della Madrasa Sher Dor | ©Alice Caprotti

Terminata questa madrasa nel 1420, per più di 200 anni nulla cambiò, fino al 1636, quando venne eretta la MADRASA SHER-DOR, proprio di fronte. La facciata di questa madrasa ha un valore eccezionale per lo stesso motivo della madrasa di Nadir Divanbegi di Bukhara: vi sono infatti raffigurati due cervi inseguiti da una coppia di leoni, sormontati soli con volto umano – di nuovo in aperta contraddizione al divieto islamico di raffigurare esseri viventi. Notate la differenza rispetto alla madrasa di Ulugbek: qui le decorazioni sono a mosaico, mentre nella prima erano in maiolica. Nella piazza, poco prima dell’ingresso, noterete una tomba: è quella di un macellaio dell’epoca che fece da “sponsor” alla costruzione della madrasa fornendo carne da mangiare a tutti gli operai per ben 17 anni (tanto ci volle per costruire questa meraviglia), a patto di poter essere seppellito qui in eterno.

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Registan di sera | ©Alice Caprotti

Ultima delle tre, la MADRASA TILYA-KORI, quella centrale. Il soffitto decorato in lamina d’oro è favoloso. Il motivo concentrico che vedete raffigurato è il “cerchio della vita” (la nascita al centro e a dipanarsi le varie fasi della vita) ed è lo stesso che poi trovate ripreso sulle ceramiche. All’interno c’è anche un’esposizione di fotografie d’epoca: molto interessanti per fare un confronto su come era Samarcanda meno di un secolo fa.

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Tilya Kori | ©Alice Caprotti

*QUARTIERE EBRAICO. Negli ultimi anni, purtroppo, Samarcanda è stata oggetto di alcune sfortunate riqualificazioni urbane: una delle conseguenza è stata l’isolamento dell’antico quartiere ebraico. Noi vi consigliamo assolutamente di farci un salto, per respirare un po’ di vita di quotidiana: l’ingresso più facile è quello che si apre da una vietta laterale di Toshkent Yo’li (la via pedonale principale, piena di negozi di souvenir).

*MOSCHEA DI BIBI-KHANYM. Le fotografie purtroppo non riescono a rendere la grandiosità del pishtak, il portale d’ingresso, alto ben 38 metri. La leggenda vuole che fu la moglie cinese di Tamerlano a ordinare la costruzione di questa Moschea, sfruttando il ricco bottino che il marito aveva raccolto saccheggiando l’India. Nel centro del giardino, potete vedere un colossale leggio in marmo per il Corano: secondo la tradizione popolare, le donne che strisciano a carponi sotto i suoi archi avranno molti figli (decidete voi se correre il rischio…).

Bibi Khanum | ©Alice Caprotti

Da qui potete raggiungere in pochi minuti la MOSCHEA DI HAZRAT-HIZR. Interamente restaurata negli anni ’90, oltre ad avere degli interni splendidamente decorati offre una vista impagabile sulla Moschea Bibi Khanum. E’ stato appena ultimato proprio lì accanto il mausoleo di Islam Karimov, primo presidente dell’Uzbekistan.

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Moschea di Hazrat | ©Alice Caprotti

*SHAJ-I-ZINDA. Insieme al Registan, Shah-i-Zinda è ciò che contribuisce a rendere Samarcanda il luogo leggendario che è ancora oggi. Questo viale di mausolei è un susseguirsi di edifici uno più straordinario dell’altro: difficile dire se le decorazioni più spettacolari siano quelle esterne o interne. Contate di passarci almeno due ore: rimarrete genuinamente estasiati, ve lo promettiamo.

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Shah-i-Zinda | ©Alice Caprotti

*BAZAR. Non potete perdervi questo enorme mercato per due validi motivi: per fare incetta di spezie e per fare tappa nella sua casa tè, dove abbiamo mangiato i migliori somsa di tutta la vacanza. Non da ultimo, il bazar è circondato di negozi di souvenir molto forniti (e decisamente più economici di quelli di Bukhara). Il mercato è diviso in sezioni (verdura, frutta, riso, uova, spezie etc.) ed è interamente all’aperto. L’atmosfera vivace e pittoresca è irresistibile.

*MAUSOLEO DI TAMERLANO. Se le proporzioni relativamente modeste di questo mausoleo vi lasciano interdetti è perché non doveva essere questo il luogo di sepoltura del mitico Tamerlano, ma piuttosto il Mausoleo fatto costruire a Shahrisabsz. Peccato che il condottiero fu colto dalla peste mentre era in Kazakistan e i valichi di montagna che conducevano a Shahrisabsz fossero impercorribili: da qui la scelta di seppellirlo in questo luogo. L’interno è in realtà davvero spettacolare: tutto intorno al soffitto vi sono nicchie decorate “a stalattite” (muqarnas), uno stile di decorazione tipicamente iraniano (in origine erano realizzati in cartapesta fatta con corteccia di gelso). Vi sono diverse tombe, quella di Tamerlano è posta in centro e la riconoscerete facilmente perché è in giada verde. Se vi chiedete come mai sono così piccole, è perché le lapidi musulmane hanno puramente valore simbolico, il corpo è in realtà custodito in cripte sotterranee. Uscendo dal retro, visitate anche il Mausoleo di Ak Saray: il soffitto dorato all’interno vi lascerà a bocca aperta.

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Mausoleo Ak-Saray | ©Alice Caprotti

*AFROSIAB. Con questo nome si indica il sito archeologico dell’antica Samarcanda, a 3 km circa dal centro, che raccoglie tre monumenti principali: il Museo di Afrosiab (fermo agli anni ’70), la Tomba del profeta Daniele e l’Osservatorio astronomico di Ulugbek. A me che non siate particolarmente appassionati di rovine, potete tranquillamente evitarvi la passeggiata, anche perché la zona è davvero scomoda da raggiungere.

Dove mangiare a Samarcanda

*KYZYL CHAIXONA. Questa casa da te si trova all’interno del bazar e ha un bellissimo portico con tapchan, divanetti tradizionali, dove potete fermarvi sia a pranzare che a bere semplicemente un te. Il menu vi verrà raccontato a voce da una delle simpaticissime cameriere ed è molto essenziale, ma non vi lascerà delusi. I somsa che abbiamo mangiato qui sono i più buoni di tutta la vacanza, con una pasta sfoglia croccante e una carne davvero saporita. Buona anche la zuppa uzbeka.

*CAFE LABIG’OR. Nonostante sia il centro turistico della città, intorno al Registan i locali dove mangiare scarseggiano. Mezione d’onore quindi per questo caffè esattamente di fronte alla piazza, dove finalmente siamo riusciti ad assaggiare il plov, che qui è considerato quasi un piatto nazionale: ogni provincia ha la sua ricetta speciale, ma questo piatto di base a base di riso, uvette, verdure (soprattutto carote e e peperoni) e pezzetti di carne lessata. Buonissimo.

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Il plov di Labi’Gor | ©Alice Caprotti

*KARIMBEK. Questo pittoresco ristorante si trova nella parte russa della città. Tutte le sere si organizzano spettacoli di danza del ventre o musica dal vivo e vedere i locali scatenarsi in pista rende il tutto molto pittoresco. Il menu è abbastanza vario, con incursioni nella cucina russa e ucraina.

*OLD CITY. Famoso per la sua lista di oltre 40 insalate fredde (che qui tendono ad essere un accompagnamento obbligatorio a quasi tutti i pasti), l’Old City in realtà offre anche un ottimo plov, nella variante con uovo di quaglia e mela e ceci e un fantastico chak-chak, dolce locale fatto di pasta fritta immersa nello sciroppo di miele.

*PLATAN. Se avete voglia di prendervi una pausa dalla cucina uzbeka, o volete semplicemente provare un ristorante un po’ più elegante, il Platan è sicuramente la scelta migliore. L’atmosfera ricorda quella di un salotto inglese, con alte librerie di legno scuro e tappezzeria della nonna. Menu ricchissimo, con piatti di ogni tipo (anche russi e thailandesi). Buonissimi i manti, ravioli tipici ripieni di agnello o manzo e conditi con panna acida. Conto un po’ più alto della media (ovvero sui 10€ a testa).

SHAHRISABZ

Nota per essere la città natale di Tamerlano, Shahrisabz si trova circa 90km a sud di Samarcanda. Vi consigliamo anche in questo caso di prendere un taxi privato o di accordarvi con il vostro hotel (circa 50€ per due persone). Per raggiungere la città attraverserete una meravigliosa strada panoramica che si inerpica tra le montagne (da lontano potete scorgere anche la catena del Pamir).
Purtroppo il centro storico è stato letteralmente raso al suolo e cementificato per fare posto un enorme parco ed è inutile negare che si percepisce un’atmosfera un po’ artefatta.

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Shahrisabsz | ©Alice Caprotti

Il primo edificio che incontrerete appena varcate le mura è il PALAZZO AK-SARAY, residenza estiva di Tamerlano: nonostante dell’edificio originario sia rimasto molto poco, è innegabile l’imponenza e la maestosità che si percepisce superando il portale d’ingresso. In realtà lo stato di questo palazzo vi aiuta a immaginare come dovevano essere ridotti tantissimi degli edifici di Samarcanda che sono stati talvolta sottoposti a un restauro un po’ troppo invasivo. In fondo alla piazza si trovano il DORUS SIYADAT, dove potete visitare la cripta originariamente destinata alla sepoltura di Tamerlano e acquistare bustine e borsette tipiche nella bancarella all’entrata. Ultima sosta alla MOSCHEA KOK-GUMBAZ: bellissimi i motivi interni decorativi “a palmetta”, eredità degli architetti indiani e iraniani che lavorarono al progetto originale. Abbiamo pranzato nel caravanserraglio riconvertito a ristorante che si trova a metà della piazza ma sebbene l’atmosfera fosse davvero suggestiva, il cibo non ha suggestionato nulla di positivo.

TASHKENT

Tappa obbligata in quanto sede dell’aeroporto dove con tutta probabilità atterrerà e/o partirà il vostro volo, Tashkent non merita a nostro parere più di un giorno di visita. Nonostante sia descritta pressoché ovunque come una metropoli che ha un certo fascino e una certa vivacità culturale, a noi è parsa più che altro una città molto poco vivibile (ci sono viali con 6 corsie di macchine in pieno centro, per intenderci) e con poca personalità. Vista la sua enorme estensione (dimenticatevi le dimensioni raccolte di Khiva o Bukhara) prendete assolutamente un albergo vicino ad una fermata della metropolitana.

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Esempio di architettura sovietica | ©Alice Caprotti

*LA METROPOLITANA. Prendere la metropolitana a Tashkent è un’esperienza irrinunciabile: non solo perché è un viaggio nel tempo (tutto sembra fermo agli anni ’70) ma perché qui le fermate della metropolitana sono tutte finemente decorate con temi e motivi diversi. Vi segnaliamo almeno 5 fermate imperdibili: Kosmonavtlar, Bodomzor, Alisher Navoy, O’zbekiston e Paxtakor. Non esistono macchinette, quindi tenete sempre pronti un po’ di contanti.

*AMIR TIMUR MAYDONI. Questa piazza dalle dimensioni smisurate può essere considerata il cuore della città. Al centro, indovinate un po’, sorge una gigantesca statua equestre di Tamerlano. Alle sue spalle, potete vedere un’esempio di superba (ehm, ehm…) architettura brutalista sovietica nella forma dell’Hotel Uzbekistan (dove volendo potete anche soggiornare a un prezzo molto competitivo, se vi piace dormire in un’atmosfera un po’ decadente e vintage).

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Piazza Amir Temur | ©Alice Caprotti

*BROADWAY STREET. A poca distanza dalla piazza, si trova questa stradina che viene consigliata in ogni dove un pittoresco ritrovo di bancarelle di antiquariato e artisti vintage: per quello che abbiamo visto noi, ricorda più lo spiazzo delle giostre di periferia (i cosiddetti “baracconi” degli anni 2000), ma non si sa mai che nella bella stagione qualcosa cambi.

*MINOR MOSQUE. Conosciuta anche come Moschea Bianca, questa candida costruzione si trova parecchio fuori dal centro ma è interessante da visitare per avere un’idea dell‘architettura uzbeka moderna, che non ha niente da invidiare a quella antica.

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Minor Mosque | ©Alice Caprotti

*CHORSU BAZAR. Situato vicino alla Città Vecchia, il Chorsu Bazar è una delle sorprese più piacevoli di Tashkent. Il cuore del mercato si trova sotto un’immensa cupola coperta di piastrelle blu e azzurre ma le bancarelle continuano anche fuori: mettete in conto di passare almeno un paio d’ore a gironzolare per le bancarelle e osservare questo spaccato di vita quotidiana. Sulla collina che vedrete di fronte a voi, si trovano anche la cinquecentesca MADRASA DI KULKEDASH: assolutamente da visitare visto che è una delle 10 madrase ancora in attività in Uzbekistan. Non solo: è anche l’unica che abbiamo incontrato con un rigoglioso giardino interno e se siete fortunati potete vedere alcune delle classi in attività e alcuni studenti che gironzolano tra una camera e l’altra. Da qui moltissime guide consigliano di andare alla scoperta della città vecchia, ma a noi è sembrato un dedalo di vicoli piuttosto anonimo.

*KHAST IMOM. Questa zona è la più bella di tutta Tashkent e l’unica che ricordi un po’ le meraviglie che vi siete lasciati alle spalle. Sull’immensa piazza centrale si affacciano la nuovissima Moschea Hazroti Imom, costruita nel 2007, la stupenda Madrasa di Barak Khan e il Museo-Biblioteca Moyle Mubarak, dove è conservato il Corano di Osman, considerato il più antico del mondo.

Khast Imom | ©Alice Caprotti

*PARCO NAVOI. Il parco più grande di Tashkent merita sicuramente una visita durante la bella stagione: d’inverno, è semi deserto e trasmette una sensazione un po’ malinconica. Se però siete appassionati di architettura sovietica, intorno al parco c’è un nutrito gruppo di edifici da ammirare come l Palazzo Istiklol o il Palazzo dei Matrimoni.

*CATTEDRALE DELL’ASSUNZIONE. Questa chiesa ortodossa dipinta di un azzurro vivace è un piacevole diversivo dopo tante moschee e madrase: costruita nel 1958, è la più grande chiesa di Taskent e i suoi interni sono sorprendentemente sfarzosi.

Dove mangiare a Tashkent

*PLOV CENTER. Visto che il plov è una vera e propria istituzione in Uzbekistan, passare dal Central Asian Plov Center è una tappa obbligata. Appena accanto all’ingresso potete vedere i cuochi in azione chini sui kazan, gli enormi pentoloni dove viene preparato il plov. All’interno il locale sembra una grandissima mensa pubblica e il menu comprende solo plov e pane, entrambi fantasmagorici – il tutto alla stellare cifra di 5€ in due. Subito fuori dal ristorante potete vedere la Torre della Televisione, un degno esempio dello stile sovietico.

Il plov del Plov Center | ©Alice Caprotti

*NATIONAL FOOD. Uno dei ristoranti più caratteristici che abbiamo incontrato in tutta la vacanza, insieme al Plov Center: nessun menu scritto, ci si guarda in giro (è tutto cucinato a vista), si sceglie e si ordina. Noi vi consigliamo di assaggiare l’halim, una specie di porridge con carne, il dimlama, un brasato di carne con patate e le zuppe di carne e spezie.

*MONA RESTAURANT & LOUNGE. Se volete concedervi una serata elegante, questo è il posto giusto. Menu esclusivamente internazionale, prezzi decisamente più alti del solito.

INFO UTILI SUL VIAGGIO

Uzbekistan Itinerario Viaggio
Shah-i-Zinda | ©Alice Caprotti
  • Da febbraio 2019 non serve più il visto per entrare nel Paese, quindi avete bisogno solo del passaporto.
  • L’aeroporto di Tashkent che gestisce i voli interni è diverso da quello che gestisce i voli internazionali e per spostarsi da uno all’altro bisogna prendere per forza un taxi: tenetene conto in caso di coincidenze troppo strette.
  • Tutti i ristoranti prevedono un 15% di servizio circa (quasi sempre già incluso nel conto finale).
  • I monumenti non hanno mai pannelli descrittivi né depliant informativi, quindi partite muniti di guide dettagliate. Quasi sempre ci sono guide private che bazzicano fuori dai monumenti e che potete ingaggiare per prezzi modesti (es. 10€ per un’ora e mezza a coppia).
  • Nonostante i minareti diffusi ovunque, vi accorgerete ben presto che l’azan, la chiamata alla preghiera, non si sente mai: una decisione presa dal primo presidente uzbeko Islam Karimov dopo gli attentati di Tashkent del 1999, che furono attribuiti a estremisti islamici.
  • Per muoversi in treno, vi consigliamo (soprattutto in alta stagione) di acquistare i biglietti già prima della partenza. Il sito delle ferrovie uzbeke è ben fatto ma purtroppo la nostra carta di credito è stata rifiutata e abbiamo dovuto rivolgerci ad una agenzia. Stampatevi i biglietti e portateli con voi.
  • Nonostante il paese sia a maggioranza musulmana, quasi tutti i ristoranti servono alcolici (abbiamo sempre chiuso le cene con un bicchierino di vodka).
  • La carta di credito è un’utopia, anche nella Capitale, quindi partite con parecchi contanti o mettete in conto di prelevare. In compenso, sia negli hotel che nei ristoranti o negozi accettano pagamenti sia in euro che in dollari (ovviamente meglio se avete pezzi piccoli).
  • Ci sono quasi sempre bagni pubblici a pagamento (meno di 1€), questo però comporta che i ristoranti di fascia medio-bassa spesso non abbiano un bagno privato ma ti rimandino al bagno pubblico più vicino.
  • Raccogliete tutti le registration papers che vi rilasciano negli hotel (e se non ve li rilasciano, chiedeteli), perché ve le chiederanno in aeroporto.

E voi siete mai stati in Uzbekistan? Avete altri suggerimenti? Fatecelo sapere con un commento o condividendo le vostre foto sui social con l’hashtag #ConoscoUnPosto!

Se siete alla ricerca di altri nostri consigli, trovate tutto a questo link per gite fuori porta e a questo per viaggi più lunghi.

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3 commenti

Cecilia 28/02/2020 - 2:27 pm

Ottimo articolo! Lo dico perché ci sono stata a Natale e ho visto gli stessi posti più o meno, anzi meno, quindi peccato non aver letto prima questo post!

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Massimo 28/02/2020 - 4:41 pm

Ben descritto. Grazie

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GIOVANNI DALPASSO 06/04/2023 - 5:35 pm

Ottima descrizione delle visite che avete fatto.
Spero di poter fare un viaggio nel paese che non ho mai visitato.
Ringrazio e ..complimenti.
Giovanni

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