5 bellissime mostre a Milano da non perdere a novembre

Di Carlotta Coppo

In questo strano 2020, che ha sconvolto la nostra normalità, ci sono molte cose a cui abbiamo dovuto o dobbiamo ancora rinunciare. A novembre teatri, cinema, sale da concerto dovranno rimanere chiusi ma, per fortuna, nei musei e nelle gallerie d’arte potremo ancora rifugiarci (seguendo tutti gli accorgimenti necessari, ovviamente). Abbiamo selezionato per voi 5 bellissime mostre, tutte gratuite, da vedere a novembre. Siete pronti a scoprire quali sono? 

5 BELLISSIME MOSTRE A MILANO DA NON PERDERE A NOVEMBRE

BECAUSE IT’S IN MY BLOOD

Betty Davis – attrice, cantante ed esempio di emancipazione sia femminile che afroamericana – ha saputo esprimere, attraverso la sua musica, la volontà di ribellarsi a norme sociali ritenute ingiuste, gridando la propria indipendenza e una visione del mondo assolutamente personale, non dettata da principi imposti. Ed è proprio dal testo di una delle sue canzoni, F.U.N.K, che l’artista americana Kennedy Yanko prende in prestito il titolo della sua personale, in mostra alla sede milanese di Galleria Poggiali. Anche Yanko sembra dunque invitarci, con le sue criptiche sculture create con metalli di riuso e lattice dipinto, a rinunciare a una visione superficiale e scontata, poiché è proprio nel momento in cui si lascia spazio a un’interpretazione differente e si mette in discussione ciò che si ha davanti, che si vengono a creare le condizioni per crescere, cambiare, evolvere. Le 8 opere esposte, prive di appigli simbolici in quanto astratte, stimolano in questo senso lo spettatore, portato a interrogarsi su ciò che sta guardando e su cosa significhi in rapporto ai pochi riferimenti dati, quali i titoli delle opere (sempre tratti da brani della Davis). 

GALLERIA POGGIALI. Foro Bonaparte, 52. Aperto da martedì a sabato (10.30-13.30; 15-19). Ingresso: libero. In calendario fino al 20 novembre 2020.

ATTENZIONE ALLA PUTTANA SANTA

“Può esistere la bellezza senza che ci si vada ad inerpicare in discorsi paradossali sul fascino millenario di una nobiltà decaduta e forse mai esistita?”, si chiede nel foglio di sala l’artista. Secondo Enzo Cucchi, oggigiorno troppi artisti si preoccupano più di spiegare le proprie opere che di formalizzarle, incapaci di dargli peso, corpo e dimensioni, pensando che non sia poi così importante farlo. Quante volte ci si ritrova davanti a opere d’arte contemporanea, effettivamente, chiedendosi perché l’artista non abbia optato per la scrittura di un saggio, piuttosto che presentare opere iper concettuali ma dal debole valore formale? La formalizzazione, al contrario, è ben presente e protagonista in questa personale di Enzo Cucchi presentata da Galleria Zero, in cui ogni singola opera in ceramica ha una ragion d’essere sia in se stessa, che in rapporto a ciò con cui ha a che fare: le fontane romane alle quali si ispira, le bellezza eterna dei monumenti, l’antico che è contemporaneo in quanto capace di giungere fino a noi e a dialogare con la quotidianità attuale. 

GALLERIA ZERO. Via Carlo Boncompagni, 44. Aperto da martedì a sabato (mar-ven 11-13.30 / 14.30-19; sab 15-19). Ingresso: libero. In calendario fino al 14 novembre 2020.

FALCE E MARTELLO

Il valore formale sembra invece essere del tutto ininfluente quando si parla di simboli. Questo quanto risultò dal progetto sviluppato da Enzo Mari a partire dall’esercizio proposto da una studentessa negli anni Settanta: studiare un simbolo noto a tutti (soprattutto in quel periodo); la falce e il martello. Per prima cosa vennero raccolti dati, confrontando un ampio campione di emblemi riprodotti su volantini, muri, giornali e comunicazioni di partito. In un secondo momento si provò invece a progettare un simbolo di qualità esteticamente elevata, per giungere appunto alla conclusione che il significato veicolato da un simbolo non sia in alcun modo modificato dal suo valore formale. Enzo Mari, mancato recentemente all’età di 88 anni, non fu solo artista e designer ma in qualche modo filosofo del design e “coscienza dei designer”, come lo definì il collega Alessandro Mendini. L’approccio filosofico che contraddistingue la sua produzione è senza dubbio ben riconoscibile anche in questa mostra, riproduzione fedele della personale esposta il 9 aprile 1973, in occasione dell’inaugurazione della nuova sede di Galleria Milano. Negli spazi della Galleria una serie di opere tutte raffiguranti la falce e il martello e la proiezione del film “Comitati politici – Testimonianze sulle lotte operaie in Italia nella primavera del ’71”, realizzato da Mari con alcuni studenti del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. 

GALLERIA MILANO. Via Turati, 14. Aperto da martedì a sabato (10-13.30 / 15-19). Ingresso: libero. In calendario fino al 16 gennaio 2021.

SHORT-CIRCUITS

Quando idee ed elementi apparentemente inconciliabili finiscono per entrare in contatto o, addirittura, fondersi, avvengono delle sorte di cortocircuiti, davanti ai quali si rimane affascinati, confusi, spiazzati…curiosi. Quando ci si accorge che modernità e tradizione, spiritualità e consumismo, Oriente e Occidente sono concetti molto più sfaccettati, permeabili e sfumati di quanto si pensava, e che la loro contaminazione non è affatto improbabile, si aprono scenari nuovi, scioccanti, aperti, incerti. Le 24 installazioni dell’artista cinese Chen Zhen – uno dei primi, negli anni Ottanta, a superare l’originale divario fra estetica occidentale e orientale; desideroso di trovare una sintesi visiva capace di trascendere specificità linguistiche e culturali – sono cortocircuiti in cui i più disparati oggetti di vita quotidiana  vengono accostati, perdendo la loro funzione originaria per finire a rappresentare artisticamente aspetti complessi dell’umanità e contraddizioni proprie della società contemporanea. Senza girarci troppo intorno: una delle mostre più belle di sempre. Assolutamente da non perdere!

PIRELLI HANGAR BICOCCA. Via Chiese, 2. Aperto da giovedì a domenica (10.30-20.30). Ingresso: libero. In calendario fino al 21 febbraio 2021.

ACID BLEACH

Siete mai stati in un luogo abbandonato? Le macerie; gli oggetti consumati dal tempo; la ruggine; le scritte sui muri; i resti lasciati da chissà chi…non avete mai avuto l’impressione, in questo tipo di ambiente, di trovarvi in una dimensione che è contemporaneamente presente, passata e futura? Non vi siete mai sentiti un po’ degli archeologi ma nello stesso tempo degli esploratori del futuro? Il frutto della residenza di artista di Alexandre Bavard (in arte Mosa, parigino di origini georgiane con un passato da writer) presso Avantgarden Gallery ricrea questo tipo di esperienza all’interno dei suoi spazi. Ci si trova completamente immersi in un’opera stratificata, una scenografia, un intreccio di opere di vario genere associate per narrare una storia. I materiali utilizzati per creare questa installazione site-specific sono stati trovati e raccolti dall’artista nei luoghi visitati durante l’artist-in-residence milanese – come ad esempio le reti, che arrivano da Macao – e tutte le opere sono state create in loco: tele astratte trattate col metodo della scoloritura (Bleach) e sculture in resina e cemento, simulacri di un’umanità che non appare, che sembra essere scomparsa, di cui rimangono solo questi oggetti (uno zaino, degli abiti) come testimonianze. Una mostra estremamente affascinante e coinvolgente in cui bisogna un po’ vagare e perdersi. Sarà un caso che intrappolata in una delle reti che calano dal soffitto ci sia una bussola rotta e sporca, ormai totalmente inutile? 

AVANTGARDEN GALLERY. Via Tertulliano, 68. Aperto da martedì a sabato (mar-ven 14-19; sab 15-19). Ingresso libero. In calendario fino al 27 novembre 2020.

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