Se è vero che la fine dell’anno è fatta per tirare le somme e fare un bilancio di questi 365 giorni agli sgoccioli, è altrettanto vero che arrivati agli ultimi scampoli di questo 2014 è giusto parlare di ciò che ha entusiasmato – senza se e senza ma, come si dice – con i piedi sotto al tavolo.
E il tavolo, nel mio caso, è senza dubbi quello del ristorante Berton alle rinnovate Varesine. Cenare qui, qualche mese prima che anche la guida Michelin lo notasse e decidesse di dargli una meritatissima stella, è stata una delle esperienze gastronomiche più esaltanti di quest’anno.
IL PIATTO FORTE: il menu brodo
Per conoscere Andrea Berton, suggerisco di buttarsi sui menu degustazione, e nello specifico sul ‘Tutto Brodo’ : ovvero, otto portate a base di brodo, declinate in otto modi diversi (compresi i due dessert conclusivi). Non che il menu ‘Classico’ sia meno meritevole (ho provato anche quello, con enorme soddisfazione, e per i più curiosi ne ho già parlato qui), ma per gli amanti del cucchiaio (ho già detto che il cucchiaio è senza dubbio la mia posata preferita?) è un viaggio alla riscoperta dei sensi.
Quando parlo di brodo, non intendo né il consommé né la bisque, ma neanche il brodo della nonna con ancora qualche pezzetto di cappone dentro e gli inequivocabili rimasugli di grasso (motivo per cui il brodo della nonna è comunque sempre buonissimo). Parlo di brodi limpidi e filtrati da cui emerge la vera anima degli ingredienti.
L’inno al brodo inizia dal merluzzo sfoglato, pane al prezzemolo e rapanelli annaffiati con brodo di prosciutto crudo e prosegue attraverso gli entusiasmanti ravioli aglio, olio e peperoncino accompagnati da un incantevole brodo di cicale di mare.
Si passa poi al carciofo con tartufo nero e immerso in un brodo di parmigiano, un vero colpo da maestro. La degustazione prosegue con il brodo di crostacei alle erbe e risotto con code di gamberi e con delle stupende moeche fritte e puntarelle servite con a lato un brodo di pesce.
A chiudere la degustazione salata arriva in tavola l’anatra giovane all’arancia e brodo d’anatra. Deliziosa.
I dessert mi lasciano senza parole, nonostante sembri impossibile rimanere sorpresi dopo una carrellata di sei porzioni di tale livello.
Ma succede proprio così, e non tanto per la pur buonissima tartellata di mele con il suo brodo al tè nero, quanto per la divertente banana al cocco con brodo di cioccolato: per veri intenditori.
IL POSTO: dalle Varesine con furore
Siamo alle ubiquamente osannate Varesine, rinnovate e riqualificate insieme alla zona circostante (Porta Nuova, Gae Aulenti, inizio di Isola comprese). Non una delle mie zone preferite di Milano, senza contare l’ingresso al locale un po’ difficile da trovare. Mi sarebbe piaciuto avere il Ristorante Berton in qualche altro edificio che non in questo di Viale della Liberazione, per esempio nella più residenziale Sant’Ambrogio o nella sempreverde e più ‘sommessa’ Brera. Ma almeno venire a mangiare qui è la scusa per tenere sott’occhio i progressi in vista Expo.
L’ATMOSFERA: da riscaldare
L’atmosfera è minimal (anche sulla tavola: tovaglia, dove sei?), ma curata. Nulla mi vieterà di dire che l’effetto finale è ancora un po’ troppo business per i miei gusti. Forse basterebbe il tocco di una donna innamorata (di Berton? del cibo? dei bei posti?) per dare alla sala un’impronta calorosa.
IL CONTO: per una cena speciale
I menu degustazione spaziano tra i 95 euro di questo ‘Tutto Brodo’ e i 110 del classico. Per una cena alla carta si esce più o meno con la stessa cifra. Esco dal locale ringraziando mio padre per il regalo (ciao papi, grazie!) e con la sensazione che ne sia valsa davvero la pena. Sensazione che, riguardando a questo 2014, non mi ha accompagnato così tante volte al termine di una cena. Quindi, grazie papi, ma grazie anche Andrea Berton!
RISTORANTE BERTON
Viale della Liberazione 13, Milano
02 67075801; [email protected]
Aperto tutti i giorni (12:00/14:30 – 20:00/22:30) tranne sabato e lunedì a pranzo e domenica.
4 commenti
[…] A cena dal neostellato Ristorante Berton […]
[…] Il benvenuto dello chef, una serie di omaggi di Boer alla sua terra o alle persone della sua vita, mi predispone bene. C’è la tartare di salmerino con le sue uova, la chip di risotto alla milanese con spuma di grana, la madeleine di olive taggiasche e pesto, lo stracotto di manzo fritto con senape dolce e il macaron con caprino o con paté di fegatini. Non i soliti amuse bouche fatti perché si devono fare, ma tanti piattini curati nel minimo dettaglio. Un inizio che mi ha ricordato quello fantasmagorico avuto da Andrea Berton. […]
[…] con Andrea Berton, uno chef di cui vi ho già parlato per i piatti pazzeschi che propone nel suo ristorante stellato a Milano. La carta è all’insegna della tradizione culinaria lacustre, con qualche twist raffinato. […]
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