Facile parlare bene di un posto, più difficile segnalarne i limiti. La rubrica ‘Flop‘ è il luogo dove ci provo: ecco 5 ristoranti a Milano che non mi sono piaciuti di recente! I vostri quali sono?
GARAGE ITALIA
Le buone premesse c’erano tutte, la spinta mediatica anche. Quando si mettono insieme tre personalità come Lapo Elkann, Carlo Cracco e Michele De Lucchi le aspettative sono giustamente alte. Ed è forse più facile che queste aspettative vengano disattese. Da Garage Italia, nuovo bar-ristorante nella landa desolata di Piazzale Accursio, nato sulle ceneri dell’ex distributore Agip, sono stata per l’aperitivo un sabato sera di novembre, a poche settimane dall’apertura. Locale ben studiato ma poco caldo (la parte più bella, per me, è il bagno), pochi tavoli, un servizio molto gentile ma completamente disorganizzato, clientela che ho definito ‘aspirazionale’ per cercare di essere politically correct. Veniamo al sodo: due spritz annacquati, accompagnati da una crocchetta non meglio identificata e un mini crostino ricoperto da salmone affumicato. Costo di questo ‘aperitivo’: 10 euro a testa. Toccherà riprovarlo per cena, anche se viste le premesse, la voglia scarseggia.
KITCHEN SOCIETY
Vorrei, ma non posso. Questo è, in estrema sintesi, il mio giudizio su questo ristorante in una stradina privata che taglia via Piero della Francesca, zona Sempione. L’idea di fondo è simpatica: coniugare ingredienti italiani e giapponesi, fondendo il meglio delle due cucine. Nel menu, infatti, campeggiano tartare, gunkan, maki, risotti (e, inspiegabilmente, anche del pata negra), preparati anche con ingredienti tra cui il foie gras e il tartufo. La riuscita non è delle migliori, a livello di gusto, soprattutto per via delle salse che coprono il sapore del pesce. Il locale è carino, ma le tovagliette sono in plastica e il servizio imbarazzante. La nota più dolente? Il conto è da fuori di testa (110 euro in due, uscendo con ancora una discreta fame) sia a causa dei prezzi dei piatti sia di una carta dei vini con ricarichi estremi. Stra sopravvalutato.
BEIRUT
Tra tutti i ristoranti libanesi provati negli ultimi mesi, Beirut è quello che mi è piaciuto meno. Le buonissime pietanze di questa cucina in questo ristorante in zona Lodi, rispetto agli altri posti (Fairouz su tutti), sembrano avere un po’ tutte lo stesso sapore e sono anche piuttosto unte. Il locale è molto spartano, ma il servizio condotto dai due proprietari, padre e figlio, è gentile e disponibile. In sintesi, per me l’esperienza non è stata nulla per cui valesse la pena attraversare la città, ve lo consiglio solo se siete in zona.
WOODING BAR (chiuso)
Un altro aperitivo parecchio deludente fatto a dicembre è stato quello da Wooding Bar, locale neonato a Isola e mostruosamente spinto al momento dell’apertura. Scemato l’hype, sono stata qui un sabato sera, in un contesto parecchio minimal e, soprattutto, artico (fuori di metafora: un freddo boia). L’idea è buona: creare cocktail (e piatti) con mix di erbe presenti in natura. Lo chiamano foraging. Purtroppo, all’idea buona non è corrisposta un altrettanto buona riuscita. Cocktail buoni senza essere strepitosi, serviti in bicchierini per metà occupati dal ghiaccio, alla modica cifra di 12 euro. Insieme ai drink non arrivano nemmeno due noccioline. Siete avvisati!
ODOROKI
Ho provato questo ristorante al Portello con la consegna a domicilio. Il risultato? Non mangiavo così male ‘cinese-fusion’ da tempo immemore. Ho ordinato un bao la cui pasta era spugnosa all’inverosimile, un poke che chiamare poke ho trovato un’eresia (salmone affumicato invece che crudo, gamberettini minuscoli palesemente congelati, riso dalla consistenza dubbia) e un pad thai che, davvero, non era un pad thai quanto più un’amalgama mal riuscita di ingredienti non eccellenti. Costo basso, ma qualità pessima. Da evitare.
E per voi quali sono stati i flop dell’ultimo periodo in città? Commentate qui sotto oppure sui social usando l’hashtag #conoscounposto!
1 commento
buono a sapersi,grazie.