Nel nuovo ristorante di Filippo La Mantia, in Piazza Risorgimento, ci volevo andare da quando ha aperto, all’incirca un anno fa. Sarà che a dare la notizia che lo chef prendeva il posto di Dolce e Gabbana, nei locali del famosissimo Gold, ero stata proprio io, scatenando le ‘ire funeste’ di penne importanti (si scherza, suvvia). In molti me ne avevano parlato bene, e finalmente l’altro giorno ho avuto modo di fare una puntatina in questo bellissimo ristorante in zona Indipendenza. Sapori siciliani e atmosfera newyorchese: ecco come e cosa si mangia!
IL PIATTO FORTE: dalla Sicilia con amore
La mia estate siciliana è lì che bussa alle porte della mia memoria. Ma facciamo finta di niente, che la prossima non è proprio dietro l’angolo. E allora facciamoci coccolare da uno chef palermitano che ci riporti un po’ su quell’isola incantevole. Di La Mantia conoscevo gentilezza (al telefono, e fra i tavoli), ma ignoravo la vicenda personale: facendo una ricerca online, scopro che non solo ha un passato da fotoreporter, ma che è stato incarcerato, ingiustamente, all’Ucciardone. E che proprio lì, ha iniziato a stare tra i fornelli (se quelli di un carcere si possono definire tali). Una storia che mi ha lasciato a bocca aperta. Ma che mi ha spiegato molte cose: cucinare è un modo per sentirsi e fare sentire gli altri a casa. In carcere forse viene più spontaneo, ma continuare a farlo anche nel proprio ristorante, con umiltà, non è scontato.
Ci avviciniamo alla sua cucina iniziando dall’aperitivo al pianterreno, una sala meravigliosa di poltrone e divani in pelle, lampade di design, ceramiche di Caltagirone, piatti meravigliosi. I cocktail sono buoni (anche il mio amato Bloody Mary passa il test), l’aperitivo è con patatine della casa, olive, pinzimonio e un piattino speciale, servito caldo.
Scaldati i motori, traslochiamo al piano superiore: la sala si riempie nel corso della serata, pur essendo ‘ancora’ lunedì, e l’atmosfera si fa calda ma tranquilla, lontana dal caos che troppo spesso si finisce per subire nei ristoranti milanesi.
Dalla cucina di La Mantia sono banditi aglio e cipolla, cosa che mi contraria non poco. “Come si fa a fare una buona caponata senza?”, mi chiedevo. Evidentemente, si fa, perché il piatto che arriva in tavola come antipasto è incredibile: è una caponata di melanzane con salsa al Marsala calibrata alla perfezione, affatto unta e super saporita. Se chiudo gli occhi è un po’ come essere ancora a Favignana, insomma.
Proseguiamo con due primi piatti: lo spaghettone con la bottarga di tonno, il lime e il tonno scottato e il cous cous all’insalata di finocchi, arance, capperi e calamari fritti. Entrambi buonissimi, anche se il cous cous l’avrei preferito un po’ più bagnato.
Purtroppo per il secondo non c’è spazio, visto che sulle porzioni lo chef non si è sicuramente risparmiato. Per i curiosi, in carta c’erano le polpette di tonno, gli involtini di pesce spada, le frittelle di baccalà e una scelta di frittate. Noi ci concediamo, per finire, un ottimo gelato al pistacchio e l’immancabile cannolo, entrambi preparati dalle pasticciere all’opera proprio davanti a noi.
La prossima volta in cui tornare non sarà così lontana: dopotutto, da provare ho ‘solo’ l’arancina, l’insalata di polpo arrostito e lo spaghetto alla norma!
IL POSTO: zona Indipendenza
Il ristorante di La Mantia è in via Poerio, all’angolo con corso Indipendenza. La zona non è super servita dai mezzi (anche se davanti passano diversi autobus e la fermata della rossa San Babila è a un quarto d’ora di distanza a piedi). Parcheggiare non è semplicissimo, ma proprio di fianco al locale c’è un parcheggio convenzionato.
L’ATMOSFERA: newyorchese
Una nota di merito va sicuramente all’ambiente rilassato ma con stile: il design è stato curato niente meno che dall’architetto Piero Lissoni, e si vede. Tavoli ben distanziati, illuminazione e acustica perfette, arredi meravigliosi che ricordano i bei ristoranti di New York. Anche il servizio non è lasciato al caso e, nonostante l’atmosfera sia raffinata, d’altra parte non è nemmeno ‘ingessata’. Insomma, ambiente da 10 e lode.
IL CONTO: giusto
Per cenare al ristorante di Filippo La Mantia, bevendo una buona bottiglia di vino, servono all’incirca tra i 50 e i 60 euro: un prezzo che ho trovato giusto rapportato all’ambiente piuttosto esclusivo, alla cura dei dettagli e all’abbondanza delle porzioni. Da mettere in lista, anche solo all’ora dell’aperitivo!
FILIPPO LA MANTIA
Via Poerio 2/A, Milano | 02 70005309
Orari di apertura: tutti i giorni (12:30–15 e 20–23) tranne domenica sera
2 commenti
[…] A questo punto siamo andati a curiosare davanti alla vetrina dei dolci dove fanno bella mostra di sé tante proposte del pasticciere Marco Spera, che arriva dal ristorante di Filippo La Mantia. […]
[…] Colazione, pranzo, aperitivo e cena: quattro posti a Milano? Per colazione cerco posti vicino al parco, che abbiano il caffè filtrato. Quindi direi LùBar, Pandenus e California Bakery, dove fanno uno yogurt con granola, miele e frutti rossi insuperabile. Per pranzo mi piace moltissimo Carminio a Brera, che non conoscono in tanti, ma che mi ha conquistata con la signora che lo gestisce e con il suo ambiente rustico e chic. Un’altra ottima opzione, anche per il take away, è La Forchetta Verde, una gastronomia da asporto che serve ottimo cibo vegano. Altre ottime alternative per un pranzo veloce: i panini di De Santis e la pizza al tegamino di Meucci, due dei miei guilty pleasures. Per l’aperitivo direi Dry, The Yard e 1930: per entrare in quest’ultimo dico sempre che sono amica di Mika, che mi ci ha portato per la prima volta. Per cena invece dico U Barba: per cenare qui sono disposta addirittura a prendere un Uber. Altrimenti, mi trovo sempre bene da Ba Asian Mood in via Ravizza, Dal Bolognese, anche grazie al suo contesto meraviglioso e da Filippo La Mantia. […]