5 bellissime mostre a Milano da non perdere a luglio

Di Carlotta Coppo

La calura di questa estate ritardataria non lascia tregua ma noi conosciamo un trucco per combatterla, almeno a tratti, trovando rifugio nei musei e nelle gallerie, dove anche questo mese vi aspettano meravigliose mostre. Ecco la nostra selezione di quelle da non perdere a luglio!

5 BELLISSIME MOSTRE A MILANO DA NON PERDERE A LUGLIO

LIU BOLIN – VISIBLE INVISIBLE

Paesaggi, scorci, pattern…questo quel che si vede se si osservano distrattamente le fotografie di Liu Bolin, artista cinese di fama internazionale. Ma se si guarda bene ci si accorge di piccole aree leggermente deformate: quelle in cui l’artista si mimetizza diventando parte di quel che lo circonda. Performance mimetiche, scatti fotografici, body painting. Le opere di Liu Bolin sono tutto questo: la sintesi di un lungo e complesso processo creativo e di ricerca. Mudec Photo, per la sua seconda mostra, ha scelto di affidargli il compito di raccontare in prima persona la sua arte tramite una performance in loco, che lo vede protagonista con i pezzi della collezione permanente alle spalle, oltre alla rassegna di una cinquantina di scatti – di cui uno inedito – intitolata Visible Invisible. La mostra è divisa in serie, che si diversificano per tema affrontato o luogo dove si è svolta la performance. Hiding in the city, la prima (2005), rappresenta una rivolta nei confronti delle autorità cinesi, che decisero di demolire il Suojia Arts Camp, e con lui la tradizione e l’identità di un popolo, per far spazio al nuovo. Hiding in the rest of the world e specialmente Hiding in Italy, indagano invece l’importanza dei luoghi e le similitudini e le distanze che intercorrono tra mondo occidentale e orientale. Vi è poi la serie Shelves, in cui l’artista si mimetizza fra le file di scaffali di supermercati ricolmi di prodotti comuni e di largo consumo, facendosi rappresentazione del bisogno consumistico che porta a identificarsi con ciò che che si acquista. Una delle serie più belle e potenti è sicuramente Migrants, per la quale l’artista ha coinvolto come performers rifugiati ospiti in centri d’accoglienza siciliani. A essere esposta per ultima è la fotografia pensata appositamente per il museo, al cui fianco viene esposto anche l’abito dipinto utilizzato durante la performance. L’allestimento, chiaro ed essenziale, permette di concentrarsi a dovere sulle opere, anche se risulta un po’ basico. La mostra rimane, comunque, assolutamente consigliata

MUDEC. Via Tortona, 56. Aperto tutti i giorni (orari sul sito). Ingresso: intero 10€, ridotto 8€. In calendario fino al 15 settembre 2019.

DI GALLI E GALLINE, UPUPE, CIVETTE E ALTRI ANIMALI – TONI ZUCCHERI

La collezione permanente del Museo Bagatti Valsecchi – di cui vi abbiamo recentemente parlato -, fino a metà ottobre verrà affiancata da opere uniche di Toni Zuccheri (1936-2008), ispirate al mondo animale, e nello specifico a quello dei volatili. Il singolare artista friulano – che per sé prediligeva la definizione di artigiano – cresciuto in un contesto familiare culturalmente e artisticamente stimolante, studiò architettura a Venezia, dove sviluppò la sua passione per il vetro e inaugurò la lunga collaborazione con Venini – storica fornace di Murano – in veste di designer. All’attività professionale, però, Zuccheri affiancò sempre una personale ricerca incentrata sulla resa plastica dei materiali, di cui le opere esposte forniscono testimonianza. Dai primi anni Settanta all’anno in cui morì, galli, galline, upupe, civette, anatre, fenici e pappagalli, furono i soggetti preferiti di sculture sperimentali in vetro e materiali eterogenei (frammenti organici, legno, metalli e oggetti di recupero). L’allestimento – a cura di Lissoni Associati – è stato pensato per divenire una sorta di voliera fantastica, dalla quale alcuni esemplari paiono essere fuggiti per disperdersi sugli arredi delle sale che precedono l’installazione. Un’ottima occasione per scoprire le opere di un personaggio poco noto in un contesto speciale e affascinante.  

MUSEO BAGATTI VALSECCHI. Via Gesù, 5. Aperto tutti i giorni (13-17.45) tranne lunedì. Ingresso: intero 10€, ridotto 7€. In calendario fino 13 ottobre 2019.

PRERAFFAELLITI – AMORE E DESIDERIO

Il 1848 europeo, conosciuto anche come Primavera dei Popoli, fu contraddistinto da moti rivoluzionari borghesi volti alla sostituzione della Restaurazione con governi di stampo liberale. Fu in questo clima di ribellione nei confronti del “vecchio” che, in Inghilterra, nacque dall’unione di sette studenti della Royal Academy la Confraternita dei Preraffaelliti; spinta dalla volontà di liberare la pittura britannica da regole e imposizioni dei vecchie maestri, per fare largo a nuove convenzioni e a un nuovo realismo. La scelta del nome esprimeva tutta l’ammirazione provata per i pionieristici artisti medievali che precedettero il raffaellitismo rinascimentale. I Preraffaelliti crearono infatti una sorta di “modernità medievale” attingendo, dalla letteratura e dalla vita reale, storie d’amore consone alle loro esistenze e riproponendole nei loro dipinti dai colori sgargianti, caratteristici del loro dipingere en plein air. L’ispirazione letteraria derivava anche dalla presenza, fra questi artisti, di letterati che amavano confrontarsi con gli scrittori che più ammiravano – come Chaucer, Dante e Shakespere -, i poeti romantici e quelli moderni. Circa 80 splendide opere di 18 artisti preraffaelliti possono essere ammirate per la prima volta a Milano, grazie a un eccezionale progetto di collaborazione tra Palazzo Reale e la Tate Britain, solitamente restia al prestito di dipinti iconici come l’Ofelia di Millais o la Lady of Shalott di Waterhouse. La distribuzione delle opere nelle sale e la loro presentazione, seguono un criterio di divisione ad aree tematiche, per meglio esplorare obiettivi e ideali della poetica del movimento. Temi ricorrenti delle opere sono l’amore romantico, il desiderio, la natura e la sua fedele riproduzione, le storie medievali, la poesia, il mito e soprattutto la bellezza in tutte le sue forme ma specialmente quella femminile. Le donne dipinte rappresentano un nuovo ideale femminile, che si svincola completamente dal rigido modello vittoriano: donne potenti, misteriose ma anche distruttive quelle dei preraffaelliti; dee incantatrici e femmes fatale, seducenti e pericolose per se stesse e gli altri. Una mostra ricca di fascino, la cui unica pecca risiede in un allestimento che sembra a tratti incompleto, anche se niente può scalfire l’oggettiva bellezza delle tele esposte

PALAZZO REALE. Piazza del Duomo, 12. Aperto tutti i giorni (orari sul sito). Ingresso: intero 14€, ridotto 12€. In calendario fino al 6 ottobre 2019.

GIORGIO ANDREOTTA CALÒ – CITTÀDIMILANO

Avete tempo fino al 21 luglio per visitare la mostra di Giorgio Andreotta Calò allestita nello Shed di Hangar Bicocca. L’artista veneziano, affascinato da temi quali lo scorrere del tempo e la stratificazione (materiale o simbolica che sia), con CittàDiMilano raccoglie per la prima volta una selezione di elementi scultorei realizzati con materiali naturali e sublimati attraverso tecniche come la fusione a cera persa. Tra di essi Clessidre, Meduse e Pinnae Nobilis. La prima serie di opere ha origine dalle briccole veneziane, ossia i pali conficcati nella laguna per delimitare le vie acquatiche percorribili e permettere l’ormeggio alle imbarcazioni. La corrosione dovuta al contatto con la superficie della laguna le consuma, facendole assottigliare nella parte centrale. Andreotta Calò riproduce due esemplari identici in bronzo, partendo da quelle in legno e utilizzando la fusione a cera persa, per poi sovrapporle simmetricamente creando delle simil-clessidre che richiamano l’idea dello scorrere del tempo, tempo inteso come elemento scultoreo e materia plasmabile. Il lavoro svolto per Meduse e Pinnae Nobilis è analogo e rimanda sempre alla città d’origine dell’artista. Ad accompagnare le sculture, inoltre, troviamo i Carotaggi: campioni geologici estratti dal sottosuolo per ricerche geologiche e ingegneristiche. Anche in questo caso è il tempo a interessare Andreotta Calò, e di conseguenza il processo di stratificazione che in esso avviene. A essere pensata appositamente per la location, invece, è l’opera Senza Titolo (Cavi), in cui una sezione di un cavo sottomarino un tempo utilizzato per la trasmissione di dati, viene sospeso nello spazio. Contando che le mostre dell’Hangar Bicocca sono gratuite e che lo spazio di per sé è sempre piacevole da visitare, non avete motivo di perdervi questa originale proposta espositiva!

PIRELLI HANGAR BICOCCA. Via Chiese, 2. Aperto da giovedì a domenica (10.00-22.00). Ingresso libero. In calendario fino al 21 luglio.

THE BODY, THE MIND, THE SPACE – ROGER BALLEN

Si assiste sempre a mostre affatto banali presso Fondazione Sozzani. E anche in questo caso non si può che riconoscere la singolarità del corpo di lavoro esposto e della poetica del suo autore. Roger Ballen, americano da 30 anni trapiantato in Sud Africa, è un artista unico, caratterizzato da un immaginario assolutamente originale e perturbante. Dopo una laurea in Psicologia e un dottorato in Economia dei Minerali, Ballen trova nella fotografia il suo linguaggio. Inizialmente l’approccio è quello documentaristico, per poi trasformarsi negli anni ’90 in quella che egli stesso definì “finzione di documentazione”, approdata infine a una commistione di arti (video, fotografia, disegno, scultura) capace di dare vita a un’opera visuale completa che può essere racchiusa sotto l’etichetta di Ballenesque: uno spazio, un po’ come quello meraviglioso di Alice, in cui confini e definizioni comuni perdono senso, così come le distinzioni fra immagine e realtà. In mostra sono presenti un’installazione site-specific, un video e cinquanta fotografie prodotte fra gli anni ’70 e oggi. In questi quadrati in bianco e nero, protagonista è proprio il labile confine tra realtà e immaginazione. Sono immagini misteriose e ricche di dettagli nascosti e camuffamenti, che creano confusione agli occhi dello spettatore, il quale rischia di avere difficoltà a capire se quel corpo appartiene a una bambola o a una bambina, se gli animali presenti sono veri o finti. I tre filoni principali secondo cui si sviluppa sono tre: Il corpo, La mente e Lo spazio. Nella prima sala si trovano potenti ritratti psicologici che tentano di insinuarsi nella profondità della condizione umana; nella seconda, forme facciali (nelle quali si sente tutta l’influenza della cultura africana) e parti di corpo smembrate vengono avvolte e interagiscono con ombre evanescenti simili a fantasmi; nell’ultima vi sono invece delle sorte di celle, stanze reali abitate da elementi illogici, nelle quali si svolgono situazioni stra-ordinarie. Una mostra al contempo affascinante ed inquietante. 

FONDAZIONE SOZZANI. Corso Como, 10. Aperto tutti i giorni (10.30-19:30), mercoledì e giovedì orario prolungato fino alle 21. Ingresso libero in settimana, nei weekend intero 5€, ridotto 3€.

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