Case museo a Milano: 10 gemme (spesso sconosciute) da visitare

Di Carlotta Coppo

Case museo a Milano: tanto sono belle quanto, spesso, sono completamente sconosciute o comunque poco valorizzate. E allora, ci siamo detti, perché non portarvi alla scoperta di alcune delle più incredibili dimore e atelier di artisti, designer, personaggi noti e collezionisti d’arte? In questi spazi espositivi troverete un’atmosfera d’altri tempi in cui architettura, arredi d’epoca, cimeli, collezioni e opere d’arte contribuiscono al racconto di storie personali e delle epoche in cui sono avvenute. A Milano ci sono diverse realtà di questo tipo: ecco quali sono per noi le 10 più interessanti da scoprire!

10 CASE MUSEO A MILANO DA SCOPRIRE

CASA MUSEO BOSCHI DI STEFANO

All’interno di una palazzina degli anni Trenta in zona Lima, realizzata sotto la direzione di Pietro Portaluppi, si trova il meraviglioso appartamento che abitarono i coniugi Antonio Boschi e Marieda Di Stefano. Dal 2003 la dimora è stata aperta al pubblico, che può visitarla gratuitamente per ammirare arredi d’epoca, ceramiche realizzate dalla stessa Marieda e una collezione di più di 200 opere (delle oltre 2000 donate al Comune di Milano), suddivise in 11 spazi espositivi secondo un criterio cronologico e stilistico che si riflette anche sulla disposizione degli arredi. Una collezione ricchissima che include opere dal primo decennio del Novecento fino alla fine degli anni Sessanta. Boccioni, Carrà, Sironi, Morandi, De Pisis, de Chirico, Fontana, Manzoni sono solo alcuni dei grandi nomi su cui la coppia decise di investire. Antonio e Marieda, infatti, vivevano il loro collezionismo come una sorta di opera comune con un fine morale, non priva di sacrifici e rinunce e animata da uno spirito mecenatesco. Non si limitavano a comprare opere e ad esporle per puro gusto estetico: erano entrambi convinti che gli artisti fossero speciali, dotati di una sorta di radar in grado di cogliere con un certo anticipo rispetto agli altri, i valori etici e lo spirito del proprio tempo, per poi trasformarlo in opera. Per questo motivo l’appartamento di Via Jan 15 non si limitò a essere scrigno di una ricca collezione ma luogo di incontro di personaggi chiave della storia del secolo scorso.

CASA MUSEO BOSCHI DI STEFANO. Via Jan, 15. Aperto da martedì a domenica (10-18). Ingresso libero. Visite guidate su prenotazione.

MUSEO BAGATTI VALSECCHI

Il Museo Bagatti Valsecchi venne aperto al pubblico nel 1994, vent’anni dopo che il palazzo – situato nel pieno centro dell’odierno quadrilatero della moda – smise di essere abitato dai discendenti dei fratelli baroni Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi e venne costituita la Fondazione che tutt’oggi si occupa della sua gestione. La storia di questa incredibile dimora risale agli anni Ottanta del IXX secolo, quando i due fratelli cominciarono a ristrutturare la casa di famiglia e a collezionare magnifici dipinti e manufatti d’arte applicata quattro-cinquecenteschi per arredarla. Di primo impatto, effettivamente, l’impressione è quella di entrare in una tipica casa lombarda del Cinquecento, adornata di arredi, pitture e statue rinascimentali, ma osservando con attenzione ci si rende conto dell’incredibile modernità che si nasconde dietro questo stile d’altri tempi: il desiderio dei baroni fu infatti anche quello di concentrare nella dimora tutti i comfort più avveniristici dell’epoca, come riscaldamento, acqua corrente e luce elettrica. L’aspetto forse più interessante della storia dell’abitazione, però, risiede nello spirito con cui Fausto e Giuseppe collezionarono pezzi antichi e preziosi: non per poterli puramente ammirare, bensì per viverli e impiegarli nella vita di tutti i giorni. 

MUSEO BAGATTI VALSECCHI. Via Gesù, 5. Aperto da martedì a domenica (13-17.45). Ingresso: intero 10€, ridotto 7€.

MUSEO POLDI PEZZOLI

La realizzazione di questa casa-museo venne avviata da Gian Giacomo Poldi Pezzoli a partire dal 1849, anno di rientro a Milano dopo un esilio a cui fu costretto in seguito alle repressioni austriache dei moti risorgimentali, a cui diede il suo sostegno. Non tutti i mali vengono per nuocere, però, come si suol dire: fu così che il giovane ereditiere sviluppò il suo interesse per l’arte, viaggiando in Francia e in Inghilterra, dove entrò in contatto col mondo del collezionismo internazionale. Fu così che Gian Giacomo – figlio del facoltoso Giuseppe Poldi Pezzoli e nipote, da parte di madre, di un nonno di grande cultura, nonché collezionista di rarità, oggetti preziosi e volumi antichi – iniziò la sua personale attività di collezionismo, cominciando dalle armi antiche e proseguendo con dipinti del Rinascimento lombardo, veneto e toscano (fra i quali prestigiosi quadri di Pollaiolo, Botticelli, Mantegna, Hayez e molti altri). Per l’arredamento si affidò invece ai più acclamati artisti-decoratori del momento – Giovanni Bertini e Luigi Scrosati – che crearono una serie di ambienti ispirati a diversi stili del passato: lo scalone e la camera da letto in stile barocco, l’anticamera in stile rocaille francese, la Sala Nera in stile rinascimentale. Il museo divenne visitabile – secondo il suo desiderio – dal 1881, tre anni dopo la sua morte, grazie alla Fondazione costituita e amministrata dal caro amico Giuseppe Bertini.

MUSEO POLDI PEZZOLI. Via Manzoni, 12. Aperto tutti i giorni (10-18) tranne martedì. Ingresso: intero 10€, ridotto 7€.

VILLA NECCHI CAMPIGLIO

Esponenti di una borghesia industriale colta e avanguardista, le sorelle Nedda e Gigina Necchi e il marito della seconda, Angelo Campiglio, nei primi anni Trenta incaricarono Piero Portaluppi della progettazione di Villa Necchi Campiglio, nel pieno centro di Milano. Parole d’ordine: innovazione ed eleganza. L’edificio – scandito in ampi volumi lineari e circondato da uno splendido giardino dotato di piscina e campo da tennis – è diviso in due piani. Il piano terra, di rappresentanza, affacciato sul verde e pensato per trascorrere piacevolmente il tempo coi propri ospiti; quello superiore dedicato alla zona notte. Ad accomunare tutti gli ambienti, l’idea che oltre a essere curati sotto il punto di vista stilistico dovessero essere efficienti e confortevoli, nonché dotati di sistemi innovativi come ascensori, montavivande, citofoni interni, caveau murati e porte blindate scorrevoli. A impreziosire il tutto, arredi déco e pezzi d’arte. Questo gioiello architettonico, affidato al FAI nel 2001 dalle sorelle stesse, per loro volontà è rimasto aperto al pubblico e spesso viene utilizzato anche per eventi pubblici e privati. 

VILLA NECCHI CAMPIGLIO. Via Mozart, 14. Aperto da mercoledì a domenica (10.00-18.00). Ingresso: intero 12€, ridotto 4-7€, gratuito per iscritti FAI.

FONDAZIONE CASTIGLIONI

Dal 1962 al 2002 Achille Castiglioni lavorò nello studio di Piazza Castello 27: entrando al piano rialzato dell’elegante palazzo, la prima sensazione che si ha è quella di entrare in un luogo “animato”, carico di energia. Il merito è sicuramente della naturalezza che contraddistingue il luogo, diventato museo senza perdere la sua essenza e la sua realtà, il suo essere spazio vissuto di idee e operatività. Qui tutto (o quasi) può essere toccato e osservato da vicino: non esistono praticamente teche, ci si può sedere sulle stesse sedie che occuparono Castiglioni, Giò Ponti, o Zanuso durante un incontro e perdersi a osservare i famosi oggetti anonimi che Achille raccolse durante la sua vita e dai quali trasse ispirazione. L’intento della famiglia – che nel 2006 ha firmato un accordo quinquennale con la Triennale di Milano per mantenere aperto al pubblico lo Studio Museo continuando in contemporanea un articolato lavoro di archiviazione -, può dunque dirsi riuscito. Così riuscito che nel 2011 è ufficialmente nata la Fondazione Achille Castiglioni, con lo scopo di preservare il suo lavoro per mezzo di una puntuale catalogazione e digitalizzazione di tutto ciò che ha visto coinvolto Achille in 60 anni di attività. Visitare lo studio permette di conoscere il lavoro dell’architetto e designer in modo privilegiato, respirando l’atmosfera del luogo in cui tanti dei suoi progetti hanno preso forma.

FONDAZIONE CASTIGLIONI. Piazza Castello, 27. Si effettuano solo visite guidate su prenotazione, info sul sito. Ingresso: intero 10€, ridotto 7€.

CASA DEGLI ATELLANI E VIGNA DI LEONARDO

Riaperte al pubblico in occasione di Expo 2015, la Vigna di Leonardo e la Casa degli Atellani rimangono tutt’oggi visitabili, dopo che per anni sono state abitate da Piero Portaluppi. Casa degli Atellani è una dimora storica, parzialmente modificata dagli interventi del grande architetto che, come si diceva poc’anzi, l’abitò ma, nonostante tutto, conservatasi nell’aspetto esattamente come si presentava durante il Rinascimento. In fondo al magnifico giardino della casa si trova invece la vigna, che fu donata da Ludovico il Moro a Leonardo da Vinci nel 1498. Punto di partenza dell’inedito percorso museale scandito in sette tappe sono le corti, che Portaluppi unì grazie a un nuovo atrio porticato sotto il quale era previsto l’ingresso all’appartamento padronale. A seguire, la sala dello zodiaco, così chiamata per i dipinti che la contraddistinguono, e la sala dei ritratti, ormai attribuita con certezza a Luini e ai suoi quattro figli, che qui dipinsero ritratti di uomini e donne della dinastia sforzesca, a cui gli Atellani furono devotissimi. Il percorso continua con lo studio dell’ingegnere e senatore Ettore Conti, suocero di Portuluppi, per poi passare alla sala dello scalone.Per finire il giardino nascosto di Matteo Bandello, frate domenicano, cortigiano e letterato che ambientò numerose novelle proprio in questi spazi e la Vigna di Leonardo, estesa per oltre un ettaro di terreno. Un percorso affascinante in un luogo incantevole, assolutamente da non perdere. 

CASA DEGLI ATELLANI E VIGNA DI LEONARDO. Corso Magenta, 65. Aperto tutti i giorni (9-18) con visite guidate che partono ogni 30 minuti dal lunedì al venerdì e ogni 15 minuti nei weekend. Ingresso: intero 10€, ridotto 8€.

CASA DI RIPOSO PER MUSICISTI GIUSEPPE VERDI

“L”opera mia più bella”. Fu con queste parole che Giuseppe Verdi definì La Casa di Riposo per Musicisti da lui stesso concepita e fortemente voluta, per accogliere i compagni meno fortunati. Il noto compositore dallo spirito umile e generoso, commissionò la sua costruzione all’architetto Camillo Boito e la realizzazione avvenne tra il 1896 e il 1899, anche se iniziò la sua attività solo dopo la sua morte, per sua stessa volontà. I primi musicisti cominciarono ad abitarla il 10 ottobre 1902 e da allora sono stati ospitati migliaia di addetti all’arte musicale sopra i 65 anni di età, soli o in coppia, italiani o stranieri, donne e uomini. Oltre a essere uno splendido dono lasciato ai colleghi più svantaggiati, però, la Casa è un luogo magnifico, accogliente e sontuoso, la cui eleganza può essere avvertita già dall’esterno, affacciato su Piazza Buonarroti, dove si trova una statua di Verdi, ironicamente rivolta verso…Piazza Wagner! La pianta a corte della dimora, al cui centro si trova un curato cortile verde, fa sì che dall’ingresso sia possibile vedere la magnifica cripta, internamente adornata da marmi e mosaici, in cui riposano il compositore e la moglie Giuseppina Strepponi. Sopra di essa si trova la piccola cappella dove, oltre a venir celebrata messa, si svolgono i funerali degli ospiti della casa di riposo. Le stanze si trovano lungo i corridoi al piano superiore, così come il grande salone per ospitare settimanalmente concerti e incontri e la Sala Araba, chiamata così per i mobili in essa ospitati, donati da Isma’il Pascià in segno di ringraziamento, in seguito alla commozione suscitata dalla rappresentazione dell’Aida per l’apertura del teatro del Cairo del 1871. Non mancano, ovviamente, cimeli appartenuti a Verdi; dai pianoforti ai busti in bronzo, dai quadri (fra cui l’incantevole ritratto fattogli da Boldini) ai mobili. Molti non sanno che la Casa, pur essendo abitata, è visitabile previo appuntamento e grazie ai volontari del Touring Club, che accolgono i visitatori il martedì e il sabato pomeriggio dalle 14.30 alle 18.

CASA DI RIPOSO PER MUSICISTI GIUSEPPE VERDI. Piazza Buonarroti, 29. Per orari e prenotazioni di visite guidate consultare il sito. Ingresso libero, gradita un’offerta.

CASA DEL MANZONI

La magnifica dimora di via Morone 1, divisa su due piani e con una struttura a corte, fu solo una delle molte case che Alessandro Manzoni abitò nell’arco degli 88 anni in cui visse, ma è anche l’unica a potersi veramente definire sua. Le ragioni per cui fu scelta si basarono sulla sua collocazione nel pieno centro cittadino, sulla vicinanza dei pochi veri amici (come Silvio Pellico e Vincenzo Monti) e sulla sua grandezza, data la numerosità dei figli che ebbe e il piacere di accogliere amici. Nel 1965 l’abitazione fu trasformata in museo, ma è stato in concomitanza con Expo 2015, cinquant’anni dopo, che grazie al sostegno di Intesa Sanpaolo si è potuto procedere a una nuova opera di ristrutturazione e alla creazione di un percorso museale più ampio, allestito dallo studio di Michele De Lucchi. La visita è scandita da dieci sezioni che portano a conoscere il grande romanziere attraverso arredi e opere d’arte presenti nelle sale, esplorando diversi ambiti e temi: la famiglia, i ritratti, la fortuna dei I Promessi Sposi, i libri illustrati, la sua camera (rimasta esattamente come la lasciò), gli scrittori che lo presero a modello, la sua passione per la botanica, i luoghi che amò, gli amici e il meraviglioso studio-biblioteca affacciato sul giardino, in cui tanto amava rifugiarsi, scrivere e ricevere ospiti. Casa Manzoni ospita spesso mostre temporanee ed eventi culturali, ponendosi come polo chiave di una Milano che già allora Manzoni apprezzava tanto per il suo fermento culturale.  

CASA DEL MANZONI. Via Gerolamo Morone, 1. Aperto da martedì a venerdì (10-18) e sabato (14-18). Ingresso: intero 5€, ridotto 3€.

MUSEO MANGINI BONOMI

Milano non smette mai di stupire ed è così che, in modo totalmente casuale, si viene a conoscenza di un’insolita casa museo nel pieno centro di Milano, proprio accanto a dove si trova la ben più nota Biblioteca Ambrosiana. L’elegante palazzo del Quattrocento nel quale si trova fu acquistato dall’imprenditore immobiliare Emilio Mangini nel 1978, che si preoccupò di farlo restaurare nel modo più conservativo possibile. Fu proprio grazie al restauro che fu possibile confermare quanto gli studi storici facevano supporre: ossia che le cantine non fossero altro che un edificio costruito sopra un edificio più antico, appartenente all’epoca compresa tra il VI-VIII secolo. Mangini decise di adibire i piani superiori alla sua abitazione e quelli inferiori alle sue collezioni, per farne un’istituzione museale aperta al pubblico. La raccolta di oggetti è articolata in ben 40 sezioni, che oltre gli arredi che ammobiliano i cinque piani della dimora, comprende vaste collezioni di armeria, bauletti, carte da gioco, tarocchi, bastoni da passeggio “con sopresa” e oggetti d’uso comune di ogni genere. A rendere unico nel suo genere questo museo tanto desiderato da Emilio Mangini è proprio la collezione ed esposizione di oggetti comuni; oggetti raccolti in giro per l’Europa con instancabile curiosità e fascinazione per il vissuto pubblico e privato degli uomini del passato; dall’ambito lavorativo a quello dei divertimenti, da quello intimo a quello sociale. L’egoistico vizio del collezionista, animato dalla compulsiva spinta alla raccolta, si trasforma in questo modo in uno strumento di educazione, trovando la sua catartica funzione sociale. Rimarrete sicuramente affascinati da strumenti, apparecchiature e collezioni che vi verranno mostrate e per questo vi consigliamo di non perdervi questa chicca nascosta in via dell’Ambrosiana. Una volta al mese vengono inoltre organizzate visite guidate anche negli appartamenti. 

MUSEO MANGINI BONOMI. Via dell’Ambrosiana, 20. Aperto lunedì e giovedì (15-19) e mercoledì (15-17). Ingresso libero. Per visitare gli appartamenti vi consigliamo di iscrivervi alla newsletter per rimanere aggiornati sulle prossime date. Gli spazi purtroppo non permettono l’accesso ai disabili.

MUSEO STUDIO FRANCESCO MESSINA

Le chiese sconsacrate hanno sempre un loro fascino, soprattutto se all’interno costudiscono sorprese. È questo il caso di San Sisto, al Carrobbio, dove dal 1974 è stato aperto al pubblico lo Studio Museo Francesco Messina. Il celebre scultore – siciliano di nascita, milanese d’azione – vi si stabilì dopo la guerra, quando fu dimesso dalla carica di direttore dell’Accademia di Brera, grazie a un lascito fatto dal Comune di Milano, a cui donò un centinaio di opere. Considerato uno dei maggiori esponenti della scultura figurativa del Novecento, visse e lavorò nella ex-chiesa facendone sua dimora e suo studio, continuando sia a lavorare alle sue creazioni che a insegnare agli allievi. Qui vengono custodite 80 sculture in diversi materiali (bronzo, terracotta policroma, gesso, marmo e cera) raffiguranti cavalli, flessuose ballerine, nudi femminili, noti personaggi del XX secolo e 26 opere su carta. Tutte le opere documentano l’abilità tecnica e il forte realismo del grande maestro ma non sempre vengono tutte esposte, venendo spesso prestate ad altre istituzioni museali. Lo studio museo non si limita, però, all’esposizione delle opere di Messina; vengono infatti organizzate mostre, attività legate al mondo della scultura contemporanea, concerti, workshop. Al momento vengono presentati i lavori di Matteo Fato, con la mostra temporanea Il presentimento di altre possibilità

MUSEO STUDIO FRANCESCO MESSINA. Via San Sisto, 4/A. Aperto da martedì a domenica (10.00-18.00). Ingresso libero.

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7 commenti

Donata 13/06/2019 - 10:33 am

Ottimo articolo, che dedicherei a tutti i milanesi che non sanno quante bellezze si nascondono a Milano.
Pur essendo una grande amante di arte e musei, confesso che non conoscevo il Museo Mangini Bonomi: sarà la mia prossima visita!

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PENNAZIO GIUSEPPINA 01/05/2021 - 7:38 am

La foto di Villa Necchi non riprende una sala di rappresentanza, bensì la veranda che si affaccia sul giardino.

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Anna Lisa 13/06/2019 - 12:31 pm

Mamma mia ora mi tocca alzarmi dal divano e partire alla scoperta (o riscoperta) di queste meraviglie…
Bell’articolo, ottimamente scritto, documentato e stimolante.

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Caterina Zanzi 14/06/2019 - 4:07 pm

Grazie mille Anna Lisa!

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